Fra Stefano e il miracolo dell’annuncio su YouTube
di Redazione
Nei primi mesi del 2025 la popolarità di fra Stefano Maria Bordignon ha compiuto un’esondazione verso la carta stampata: una rubrica sul Rosario su “Maria con te”, un libro per Piemme, “Abbi cura di te”, un’intervista promossa a cover-story su “Credere”. Ma nell’infosfera ecclesiale italiana “fraStefano” è conosciuto da tempo, anzi è un’indiscussa “star”: 845mila iscritti sul canale YouTube, accumulati in 4 anni, e un trend di crescita che non accenna a rallentare: +200mila da gennaio in qua.

52 anni, originario di Desenzano, dal 2003 è frate dei Servi di Maria; presbitero dal 2010, da sette anni vive in un piccolo convento a Rovato, in provincia di Brescia. Un sito personale aiuta a orientarsi sulla sua presenza digitale: sostanzialmente concentrata su YouTube (dove è aperto anche un canale di clips), comprende un commento quotidiano al Vangelo del giorno, pochi minuti in forma di una vera e propria liturgia della Parola; due decine del Rosario in diretta, il martedì e il giovedì alle 21.30; riflessioni e meditazioni di taglio spirituale, con una cadenza non prestabilita.
Fra Stefano ha volto e fattezze ascetiche: tolti gli occhiali, parrebbe uscito dall’iconostasi di una chiesa ortodossa, finché non si illumina di un sorriso disarmante. La location dei suoi video è il convento, tanto in interni quanto in esterni; spesso compare il cane Bepi. Chiama i suoi follower con un’espressione semplice ma impegnativa, «la nostra stupenda comunità del Vangelo»: l’ascolto della Parola e la preghiera sono inscindibili nella sua proposta digitale, che attraverso i social, compreso WhatsApp, coltiva con cura ogni forma di dialogo.
A Francesca d’Angelo che su “Credere” gli chiede se YouTube sia il posto più giusto per pregare fra Stefano risponde: «Il luogo giusto per pregare è la nostra anima. […] Non mi soffermerei tanto sull’oggetto YouTube ma sul fatto che essere accompagnati nella preghiera, avere una voce che ti guida, aiuta a trovare quel tempo, a concentrarsi quei cinque minuti. La preghiera del mattino è “una stanza”, un luogo dove ti fermi e preghi».
Non disdegna di raccontarsi, perché «i risvolti personali documentano la verità dell’esperienza» di cui parla. In questa chiave mi pare che dica tanto di lui e di come intende la “missione digitale” il video “Stanco ma non mollo” postato quattro mesi fa. Con estrema franchezza, spiega l’iniziale imbarazzo a predicare davanti a un telefono, la sorpresa per i risultati (pur credendo nella potenza della Parola di Dio e conoscendo la sete di spiritualità che c’è in giro), la sfida che ogni video rappresenta, il rischio di sbagliare amplificato dalle dimensioni dell’audience, l’attuale momento di stanchezza.
«Ma c’è qualcosa di più grande», dice, «che mi spinge a continuare: c’è la bellezza di annunciare il Vangelo, che mi riempie il cuore; c’è la bellezza della comunità che abbiamo creato, di cui sento il sostegno». E ancora: «Ogni visualizzazione non è solo un numero, è una persona che ascolta, che riflette, che prega», e «sapere che con un video posso raggiungere persone lontane, magari sole, o in difficoltà, mi dà gioia. È come un piccolo miracolo che si ripete ogni giorno».
© RIPRODUZIONE RISERVATA


