Ex libris
Da principio era stato un piccolo timbro con il mio nome e cognome, più tardi era arrivata una serie di etichette adesive
Da principio era stato un piccolo timbro con il mio nome e cognome, più tardi era arrivata una serie di etichette adesive, mandate in dono da una casa editrice in vena di raffinatezze. Me ne ero servito in maniera abbastanza scriteriata, appiccicandole su molti volumi che già sapevo non avrei conservato e scegliendo spesso la pagina sbagliata. L’applicazione di un ex libris dovrebbe seguire regole precise, regole delle quali all’epoca ignoravo l’esistenza e che quindi trasgredivo in modo scriteriato. La consideravo (e la considero) una mia debolezza. Nello stesso tempo, mi ero persuaso che il signor Kenobi non sentisse il bisogno di uno strumento analogo. Il suo distacco dagli oggetti non presupponeva il ricorso a un contrassegno che sancisse la proprietà di un libro.
Di conseguenza, rimasi molto sorpreso il giorno in cui da una tasca del suo panciotto sbucò un astuccio contenente una specie di sigillo e una scorta di polvere rossa. Con questi mezzi il signor Kenobi mise le sue iniziali su un opuscolo che gli avevo portato da Londra, una raccolta di poesie sulla metropoli stampata alla buona e distribuita gratuitamente nelle stazioni della metropolitana. «Le edizioni rare trovano sempre chi se ne prende cura – spiegò –, sono i libri derelitti che hanno bisogno di attenzione».
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