Kent Nagano e l’alba del “Requiem tedesco”

Johannes Brahms Ein deutsches Requiem Kent Nagano BIS / Ducale. 2 CD. Euro 37,00
November 3, 2025
Kent Nagano e l’alba del “Requiem tedesco”
No, non c’è alcun “errore di stampa” nella registrazione che Kent Nagano ha dedicato al Requiem tedesco di Johannes Brahms (1833-1897). L’assenza del celebre assolo di soprano Ihr habt nun Traurigkeit e la presenza di alcune pagine violinistiche di Tartini e Schumann – incorniciate da estratti dalla Passione secondo Matteo di Bach e dal Messiah di Händel – rispondono infatti a una ben precisa scelta artistica e filologica. Il direttore americano ha infatti ricostruito la prima esecuzione assoluta del capolavoro brahmsiano, così come è avvenuta il 10 aprile 1868, Venerdì Santo, nella cattedrale di Brema: un evento che ha forse segnato la nascita di una nuova visione della musica sacra.
In quell’occasione, Brahms ha alternato i grandi affreschi corali dell’incompleto Deutsches Requiem a brani di altri autori, creando un percorso di meditazione sul mistero della morte e del distacco. Non un’opera liturgica, ma un’elegia universale sul dolore e sul conforto, basata su una serie di testi assemblati dallo stesso compositore e tratti dalla Bibbia luterana: un inno alla speranza, alla memoria e alla compassione. Alla guida dell’Orchestra Filarmonica di Stato di Amburgo e di un nutrito ensemble corale, Nagano offre una lettura più che convincente del Requiem, costruita su uno stile interpretativo che privilegia la chiarezza del discorso musicale, avvolto da un autentico pathos e da profonda umanità, senza mai smarrire il senso del dramma che attraversa la partitura. In più di un passaggio il risultato è intenso e coinvolgente: come nel respiro grave e inesorabile del ritmo di marcia funebre che apre il secondo movimento (Denn alles Fleisch, es ist wie Gras), nell’imponente fuga centrale che suggella il successivo Herr, lehre doch mich o ancora nel conclusivo Selig sind, dove il progressivo consolidarsi degli interventi delle sezioni corali sembra aprire un ampio squarcio di luce, sostenuto dall’iridescenza degli archi e da un controllo di grande finezza del fraseggio orchestrale.

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