Cum iubilo, nel cuore del Medioevo con la Schola gregoriana femminile
In simplicitate cordis è il titolo del nuovo progetto discografico che Fulvio Rampi " direttore di cori professionisti, nonché docente di Canto gregoriano e Prepolifonia al Conservatorio di Torino e Maestro di cappella presso la Cattedrale di Cremona " ha dedicato al repertorio gregoriano (cd pubblicato e distribuito dalle Edizioni Paoline). Le parole sono tratte dalla frase iniziale " «Domine Deus, in simplicitate cordis mei, laetus obtuli universa» (Signore Dio, nella semplicità del mio cuore, lieto ti ho offerto tutto) " di un offertorio presente nel "Graduale Romanum" che rappresenta in modo emblematico la chiave di lettura artistica e spirituale che caratterizza questa antologia: sono proprio la semplicità stilistica e l'immediatezza espressiva le fondamenta di autentica fede sopra cui poggiano i pilastri portanti di questa antichissima forma di canto cristiano tramandatasi nei secoli.
Nell'esecuzione della Schola gregoriana femminile Cum iubilo, che è solita lavorare direttamente sulle fonti manoscritte d'epoca medievale, il programma offre un'ampia varietà di forme compositive e destinazioni liturgiche: aperto dalle sezioni della Missa IX Cum iubilo e chiuso dall'inno di ringraziamento del Te Deum, si articola attraverso una silloge di canti eucaristici (O salutaris hostia) e mariani (Ave Maria, Stabat mater), insieme con altri brani ordinati per i tempi "forti" di Avvento (Rorate coeli), Natale (Puer natus in Bethlehem), Quaresima (Attende Domine), Settimana Santa (Vexilla regis) e Pasqua (Salve, festa dies).
Un percorso che ci invita a capire nel profondo il senso e le radici, secondo le parole dello stesso Rampi, «di questo colossale evento ecclesiale plasmatosi nell'ombra dei secoli che noi oggi chiamiamo canto gregoriano». Di un canto che, ancor prima di essere musica, è parola di Dio e preghiera dell'uomo, spalancato verso una dimensione "altra" che si spinge ben oltre la pura e semplice (ma assolutamente necessaria) lettura ed esatta decifrazione dei neumi; una vera e propria arte della risurrezione, in grado di ridare nuovamente vita a suoni che esprimono molto più di una semplice esperienza estetica. Affinché, come auspicava San Benedetto nella sua Regola, «il nostro cuore concordi con la nostra voce».
Nell'esecuzione della Schola gregoriana femminile Cum iubilo, che è solita lavorare direttamente sulle fonti manoscritte d'epoca medievale, il programma offre un'ampia varietà di forme compositive e destinazioni liturgiche: aperto dalle sezioni della Missa IX Cum iubilo e chiuso dall'inno di ringraziamento del Te Deum, si articola attraverso una silloge di canti eucaristici (O salutaris hostia) e mariani (Ave Maria, Stabat mater), insieme con altri brani ordinati per i tempi "forti" di Avvento (Rorate coeli), Natale (Puer natus in Bethlehem), Quaresima (Attende Domine), Settimana Santa (Vexilla regis) e Pasqua (Salve, festa dies).
Un percorso che ci invita a capire nel profondo il senso e le radici, secondo le parole dello stesso Rampi, «di questo colossale evento ecclesiale plasmatosi nell'ombra dei secoli che noi oggi chiamiamo canto gregoriano». Di un canto che, ancor prima di essere musica, è parola di Dio e preghiera dell'uomo, spalancato verso una dimensione "altra" che si spinge ben oltre la pura e semplice (ma assolutamente necessaria) lettura ed esatta decifrazione dei neumi; una vera e propria arte della risurrezione, in grado di ridare nuovamente vita a suoni che esprimono molto più di una semplice esperienza estetica. Affinché, come auspicava San Benedetto nella sua Regola, «il nostro cuore concordi con la nostra voce».
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