Il camminare dolce di Dio tra di noi, sue creature

“Ave Maria piena di grazia…”. Proviamo a pensare: prima del grande si' c'è l'amore di chi viene a cercarci, là dove siamo. Anche ora
October 20, 2025
Il camminare dolce di Dio tra di noi, sue creature
Una delle porte d'ingresso della casa di Alessandro Deho''
“Ave Maria, piena di grazia…” , fluttua in me l’inizio della preghiera, si appoggia alle pareti del cuore suscitando nostalgia per gli occhi, le parole, i silenzi, i profumi che ho incontrato qualche settimana fa in Sardegna, per la fede di un popolo che mi ha accolto e amato. Ho predicato per nove giorni alla Madonna del Rimedio di Orosei, santuario raccontato magistralmente da Grazia Deledda nel suo Canne al vento, un pezzo di me è rimasto impigliato là. Ora sono a casa, nella mia chiesa, sono solo, ma il mio cuore è pesante, ci sono come mille dolci zavorre affettive: il peso della grazia dell’amicizia. Dolorosamente ringrazio.
“Ave Maria piena di grazia…” nel silenzio assaporo sulle labbra la dolcezza di queste parole pronunciate dall’Angelo il giorno dell’Annunciazione e, forse per la prima volta, non fuggo subito a lodare Maria per la sua disponibilità, per il suo “sì”, per la fiducia che ha inaugurato una storia nuova, no, stavolta mi fermo sullo stile di Dio. Medito su questo suo camminare dolce tra le creature, mi fermo alla sua benedizione che precede qualsiasi risposta, che non si lascia annullare da nessun nostro rifiuto. Ora che sono tornato a casa, ora che sono solo, ripenso alle tante parole predicate ma, più di tutto, penso all’attimo esatto in cui ho accartocciato le pagine dell’ultima riflessione che avevo minuziosamente preparata nei mesi precedenti, pagine strappate e buttate e poi, nel giardino del santuario, splendido e rigoglioso come a custodire un’eterna primavera. Eccomi ad aprire un quaderno a righe, pagine bianche, ali d’angelo si dispiegano davanti a me, scrivo: “ho un grande rimpianto ripensando alla mia esperienza precedente da parroco, ai miei parrocchiani credo di aver dato tutto me stesso, credo davvero sentissi il peso di dover portare il Vangelo con tutte le mie forze ma una cosa non ho saputo fare e, vi giuro, è una ferita che mi fa male, non sono mai stato capace di dir loro esplicitamente che erano belli. E pieni di grazia. Non stato in grado di annunciare loro che il Vivente già li abitava, che era con loro e in loro. Non sono stato rabdomante di fede. Permettetemi di farlo con voi”.
E poi elenco agli amici sardi, ai nuovi fratelli che ho incontrato, quanto siano stati per me testimoni di una grazia che li riempiva, quanto mi abbiano annunciato loro, con la loro fede, il Signore che è con noi. Elenco, vedo, mi commuovo. Così prego “Ave Maria piena di grazia…” senza pensare alle parole di risposta di Maria, ai suoi turbamenti, alla sua bellezza, sosto invece sullo stile dolcissimo di Dio che si muove nel giardino della creazione mostrandoci i suoi occhi, occhi che vedono vita e amore e grazia, occhi che suscitano possibilità. Chissà, forse la preghiera sta tutta in questo allenamento a diventare rabdomanti d’amore.

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