Un italiano su tre comprende solo testi molto brevi
Il Report dell'Organizzazione dei Paesi industrializzati rivela un particolare problematico del nostro sistema di istruzione. Subito mezzo miliardo per le scuole “fragili”

Percorsi di apprendimento personalizzati e adattati ai diversi contesti territoriali, con l’obiettivo di ridurre i divari e promuovere «una crescita completa e armoniosa» di ciascun studente e studentessa. È la “via italiana” per «percorsi educativi e professionali di successo», illustrata dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, alla presentazione del Rapporto Ocse 2025 “Uno sguardo sull’educazione”. In un Paese, come l’Italia, dove - dicono i dati Ocse - c’è ancora una distanza di 48 punti percentuali nella possibilità di conseguire una laurea, tra chi proviene da una famiglia con entrambi i genitori laureati e chi no, la prima urgenza è, allora, riattivare l’ascensore sociale della scuola. Cominciando con il ridurre i divari territoriali che ancora separano nettamente Nord, Centro e Sud del Paese.
La strategia messa in campo dal governo è Agenda Sud, un approccio, ha ricordato Valditara, «basato su interventi personalizzati volti alla risoluzione delle fragilità specifiche degli studenti e adattati ai diversi contesti locali». Per rafforzare ulteriormente questa misura, ieri il Ministro ha firmato due decreti, per un valore complessivo di mezzo miliardo di euro, destinati ad Agenda Sud e alla “gemella” Agenda Nord. Gli istituti coinvolti in Agenda Sud saranno 2.164 e saranno tutti finanziati con contributi in misura proporzionale rispetto agli ultimi dati Invalsi disponibili. Tra questi, passeranno da 245 a 600 le scuole con maggiore fragilità alle quali sarà destinato un finanziamento speciale pari a 150mila euro per scuola, con un aumento rispetto ai 140mila stanziati lo scorso anno.
Per quanto riguarda, invece, Agenda Nord, saranno coinvolti 2.100 istituti e saranno tutti finanziati con contributi in misura proporzionale rispetto agli ultimi dati Invalsi disponibili e anche in questo caso passeranno da 245 a 600 le scuole con maggiori fragilità, destinatarie, ciascuna, di un finanziamento di 150mila euro a scuola, dunque anche in questo più risorse rispetto ai 140mila euro stanziati lo scorso anno.
Le risorse aggiuntive previste ammontano a 252,4 milioni per Agenda Sud e 248,8 milioni per Agenda Nord, destinate al potenziamento delle competenze di base e a iniziative che vedranno il diretto coinvolgimento delle famiglie. L’investimento complessivo per i piani di Agenda Sud e Agenda Nord raggiunge così 1,046 miliardi di euro.
«Dopo il grande successo di Agenda Sud, proseguiamo con decisione il nostro impegno per una scuola capace di unire l’Italia: dal Nord al Sud, dal centro alle periferie. Nessuno studente deve sentirsi escluso dal diritto a una formazione di qualità», ha sottolineato il ministro Valditara.
«Dopo il grande successo di Agenda Sud, proseguiamo con decisione il nostro impegno per una scuola capace di unire l’Italia: dal Nord al Sud, dal centro alle periferie. Nessuno studente deve sentirsi escluso dal diritto a una formazione di qualità», ha sottolineato il ministro Valditara.
In attesa di misurare gli effetti di questi nuovi interventi, i dati Ocse segnalano, comunque, un incoraggiante inversione di tendenza, che, per una volta, vede l’Italia allineata agli altri Paesi. Tra il 2019 e il 2024, infatti, la percentuale di giovani (26-34 anni) senza un livello di istruzione di secondo grado (scuola superiore) è passato dal 24% al 19%, con una diminuzione di cinque punti percentuali, pur rimanendo superiore alla media Ocse del 13%. Conseguire un diploma, ricorda il Rapporto Ocse, fa la differenza anche in chiave lavorativa. In Italia, il 14,8% dei giovani adulti privi di un titolo di istruzione secondaria di secondo grado non ha un impiego, rispetto all’8,9 % di coloro che hanno conseguito un diploma superiore o di scuola post-secondaria non terziaria e al 6,5% dei laureati. Che guadagnano il 33% in più rispetto ai lavoratori con soltanto il diploma di scuola superiore (media Ocse 54%). Uno stimolo ulteriore ad applicarsi nello studio, anche per innalzare il livello di apprendimento della popolazione italiana adulta. Stando all’ultimo rapporto Piaac sulle competenze degli adulti, in Italia il 37% degli adulti tra i 25 e i 64 anni, ha competenze alfabetiche di livello 1 o inferiore. In altri termini, quasi 4 italiani su 10 «sono in grado di comprendere solo testi molto brevi, con informazioni minime che non distraggono l’attenzione». Un dato che interroga direttamente il nostro sistema scolastico, chiamato a lavorare per colmare anche questo divario.
Qualcosa, per la verità, si comincia a vedere e riguarda la diminuzione della dispersione esplicita certificata anche dall’ultimo Rapporto dell’Invalsi. «La vera sfida odierna è quella della riduzione della dispersione implicita – ricorda Valditara – ossia la mancanza di competenze adeguate. In tale contesto, credo fermamente che il focus debba pertanto essere spostato dal mantenimento degli studenti nei sistemi di istruzione verso la creazione di percorsi di apprendimento significativi, fatti su misura per soddisfare le esigenze individuali».
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