Sos persone scomparse: il modo di cercarle potrebbe cambiare
La proposta di legge della deputata FdI Carolina Varchi: «Servono nuclei investigativi dedicati». Il commissario straordinario Ordine: «I dati indicano un ridimensionamento del fenomeno negli ultimi anni». Ma familiari chiedono norme e interventi più efficaci

In 50 anni, da quando cioè lo Stato ha iniziato a contarle, le denunce di scomparsa presentate in Italia sono state circa 390mila, 30mila solo nel 2023 e altre 25mila nell’anno successivo, l’ultimo per il quale è disponibile una relazione del Commissario straordinario del Governo. Solo dal 2007, però, esiste una struttura dedicata e fino alla legge 203 del 2012 la ricerca degli scomparsi rispondeva a un’attività generica, riconducibile essenzialmente all'articolo 1 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Anche la norma del 2012, composta da un unico articolo, non è però sufficiente a rispondere alle attuali esigenze poste dal fenomeno né tantomeno è in grado di integrare le esperienze di ricerca e le soluzioni tecnologiche maturate negli ultimi anni. Un vulnus normativo che la deputata FdI Carolina Varchi ha deciso di affrontare con una proposta di legge, illustrata ieri nel corso di un convegno sul tema alla Camera. Il testo, sul quali Varchi auspica una piena convergenza in Parlamento, prevede l’istituzione di nuclei investigativi speciali per le persone scomparse presso le prefetture e gli uffici territoriali del Governo. L’idea è quella di dedicare corpi specializzati esclusivamente a questo obiettivo, liberandoli da altre incombenze. Del resto, spiega Varchi, l'Italia può vantare «le migliori forze investigative al mondo», che nel corso degli anni «si sono rafforzate e iperspecializzate, anche e soprattutto per alcune tristi pagine della storia della nostra nazione». La proposta prende le mosse da «un'analisi comparata di ciò che accade in altri ordinamenti», che appunto, prosegue la parlamentare del partito della premier, prevedono «nuclei altamente qualificati nel settore specifico», in grado di «mettere in rete tra loro il know-how, le tecnologie e le risorse umane per rendere più efficienti e incisive le loro azioni».
Naturalmente, dal 2007 a oggi la metodologia si è già affinata e segue criteri molto più rigorosi rispetto al passato. Inoltre va tenuto conto che gran parte degli eventi di scomparsa risponde a un fenomeno sociale. «Se noi guardiamo i dati – fa notare il commissario straordinario Saverio Ordine – vediamo che su 366mila denunce alla fine del 24, quelle per minori stranieri, quasi sempre non accompagnati, erano 148mila. E di questi ne vengono ritrovati circa la metà, ma se al conto si aggiungono anche i minori italiani la percentuale arriva oltre il 90%». D’altra parte, sui casi ancora irrisolti - molti dei quali risalenti ad anni in cui la consapevolezza era decisamente minore - pesa la mancata immediatezza delle ricerche rispetto a un evento troppo spesso associato a manifestazioni di allontanamento volontario. «Sappiamo che la maggior parte dei ritrovamenti si fa nei primi tre giorni», sottolinea il sottosegretario all’Interno Emanuele Prisco, quindi «è fondamentale la tempestività, la velocità nel mettere più forze in campo e nel più breve tempo possibile». Ma soprattutto, osserva Rossella Accardo, presidente della Fondazione Maiorana, occorre «un protocollo di intervento pensato in maniera sapiente» a cui fare riferimento fin dalle prime ore della denuncia, assieme a un’attivazione tempestiva del coordinamento tra le varie forze di sicurezza, a indagini dettagliate delle persone vicine allo scomparso e al sostegno psicologico alle famiglie.
Una prova della passata inadeguatezza si riscontra in quanto accaduto nel caso di Emanuela Orlandi: «All’epoca non esisteva un adeguato coordinamento delle forze di polizia e non esistevano molti strumenti che oggi aiuterebbero in indagini simili - ragiona il senatore Fdi e presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, Andrea De Priamo -. Credo che l'esistenza di un Nucleo specializzato sarebbe stata fondamentale e sia fondamentale in prospettiva». Non vanno poi dimenticati gli episodi riconducibili al crimine organizzato. Tra i quali, ricorda Chiara Colosimo, presidente della commissione Antimafia, ci sono i casi di “lupara bianca” e e quelli legati al filone del narcotraffico o delle vittime di tratta e sfruttamento. Un argomento in più per auspicare «una piena interoperabilità delle banche dati, senza la quale – constata Colosimo – il lavoro è inevitabilmente più lento».
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