Solidarietà e polemiche: perché l'assalto alla Stampa sta infiammando la politica

La relatrice Onu Albanese contro i giornalisti che «non fanno il proprio lavoro». Replica della premier: «Parole gravi, la violenza non si giustifica». Una delegazione di FdI visita la redazione del quotidiano torinese
November 29, 2025
Solidarietà e polemiche: perché l'assalto alla Stampa sta infiammando la politica
La redazione della Stampa dopo l'assalto pro-Pal / ANSA
La «ferma condanna» di Sergio Mattarella non spegne la polemica sull’assalto pro-Pal alla redazione della Stampa, che deflagra definitivamente dopo il commento di Francesca Albanese, relatrice Onu per la Palestina. Mentre proseguono le manifestazioni contro il provvedimento di espulsione ai danni dell’imam di Torino, Mohamed Shahin, parte delle “ragioni” addotte dai responsabili per l’irruzione negli uffici del quotidiano.
Albanese, in realtà, ha condannato con decisione la violenza ai danni del giornale torinese («occorre giustizia per quello che è successo»). Ma ha anche auspicato che quanto avvenuto venga preso come un monito dai giornalisti che «non fanno il proprio lavoro» e riportano notizie «senza un minimo di analisi e contestualizzazione». «Perché non avete coperto quello che è successo a Genova e in altre città italiane? Sono in tantissimi a essere scesi in piazza – ha incalzato a margine di un evento del Global movement to Gaza per la Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese –. Il genocidio continua anche grazie a questo silenziamento della verità. Non è normale che la stampa non stia raccontando cosa succede in Palestina dal giorno del cessate il fuoco».
Parole che hanno suscitato l’irritazione di Palazzo Chigi, con Giorgia Meloni scesa personalmente nell’agone: «È molto grave che di fronte a un episodio di violenza contro una redazione giornalistica qualcuno arrivi a suggerire che la responsabilità sia, anche solo in parte, della stampa stessa – ha scritto sui social la premier –. La violenza non si giustifica. Non si minimizza. Non si capovolge. Chiunque cerchi di riscrivere la realtà per attenuare la gravità di quanto accaduto compie un errore pericoloso. La libertà di stampa è un pilastro della nostra democrazia e va difesa sempre, senza ambiguità sinistra». Al post di Meloni è seguita la solidarietà di una delegazione di FdI guidata dai capigruppo a Palazzo Madama e Montecitorio, Lucio Malan e Galeazzo Bignami, che ha visitato la redazione della Stampa esprimendo la vicinanza del partito ai giornalisti. Più esplicito del capo dell’esecutivo, è stato il leader della Lega, Matteo Salvini: «Albanese ha bisogno di un bravo medico, ma di uno specializzato, di quelli con tanta esperienza sulle spalle». L’uscita della relatrice Onu, però, non è piaciuta neanche a sinistra. Il dem Filippo Sensi ha parlato di un commento che «fa orrore» e l’eurodeputata Pina Picierno si è detta niente affatto sorpresa dalla posizione di Albanese. Silenzio, invece, dai vertici del Nazareno e di Avs, mentre Carlo Calenda non si è fatto pregare: «Albanese è un'altra di quelle figure - come Ilaria Salis - di cui la sinistra si dovrà a un certo punto vergognare». 
Da parte sua Shahin, ora nel Cpr di Caltanissetta in attesa di essere trasferito in Egitto, ha condannato l’attacco alla Stampa e ha voluto chiarire di non avere «ruoli di rilievo» negli ambienti dell’Islam radicale. «Mi dispiace – si è poi scusato – le mie parole sono state male interpretate». Il riferimento è a una frase che avrebbe pronunciato dopo la strage di Hamas del 7 ottobre: «Quello che è successo non è una violazione né è una violenza». Davanti al garante dei detenuti della Sicilia, Antonino De Lisi, Shahin ha implorato di non essere trasferito in Egitto, dove la sua vita sarebbe a rischio. E a favore dell’Imam si è mosso anche il vescovo di Pinerolo e presidente della Commissione Cei per l'ecumenismo e il dialogo, monsignor Derio Olivero, consapevole che Shahin, «da 20 anni nel nostro Paese, ha sempre lavorato con serietà, è incensurato e da imam è stato un uomo di dialogo». Per lui, ieri sera, sono scese in piazza a Milano oltre 4mila persone. Un corteo pacifico, che ha sfilato da piazza 24 maggio fino a piazza Fontana senza tensioni. Ciononostante, la polizia sembra convinta della pericolosità della guida islamica e secondo gli inquirenti Shahin avrebbe avuto contatti con soggetti noti per le loro posizioni estremiste, tra cui Halili Elmadi, arrestato di recente a Lanzo torinese come appartenente all'Isis, e Giuliano Ibrahim Delnevo, ventenne genovese deceduto in Siria. Nel frattempo le indagini per l’assalto alla Stampa vanno avanti. Ieri la Digos di Torino ha identificato 34 persone grazie ai filmati delle videocamere di sorveglianza. Alcuni di loro, stando a quanto appreso dalle agenzie, sarebbero genericamente «vicini a centri sociali e collettivi studenteschi cittadini».

La solidarietà del Cdr di “Avvenire” ai colleghi della “Stampa”

Il Comitato di redazione di Avvenire ha inviato ieri alle giornaliste e ai giornalisti del quotidiano La Stampa la seguente mail di vicinanza per l’assalto alla redazione subìto venerdì 28 novembre: «Il Cdr di Avvenire, in rappresentanza della redazione, esprime la sua solidarietà alle colleghe e ai colleghi de La Stampa per l’attacco subito in concomitanza dello sciopero per il rinnovo del contratto nazionale. Un’intimidazione inaccettabile per chi lavora ogni giorno per informare i cittadini, fornendo un servizio pubblico indispensabile. La libertà d’informazione è un pilastro della democrazia che va difeso da questi attacchi ingiustificati».

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