Dal Quirinale alla magistratura, ecco chi chiede chiarezza sul caso Aitala
di Redazione
La condanna a 15 anni del giudice italiano della Corte penale internazionale da parte della Russia viene considerata una provocazione in stile putiniano. Dal Colle all'Associazione italiana dei professori di Diritto penale, fino a Md c'è un fronte compatto che si è mobilitato

Il mandato d’arresto da parte di un Tribunale di Mosca ai danni di Rosario Salvatore Aitala, vicepresidente della Corte penale internazionale, che nel marzo 2023 ha firmato il mandato d’arresto contro Vladimir Putin, di cui Avvenire ha dato notizia venerdì, non è una notizia di poco conto. Una provocazione in pieno stile putiniano, che nel corso dei giorni è stata stigmatizzata da diverse prese di posizione.
E ieri è stata al centro di un passaggi del discorso del presidente Mattarella. «Assistiamo oggi alla pretesa di imporre punizioni contro giudici delle Corti internazionali per le loro funzioni di istruire denunce contro crimini di guerra, a difesa dei diritti umani, in definitiva a difesa dei popoli del mondo - ha sottolineato il Capo dello Stato - Sono pretese di un mondo volto pericolosamente indietro, al peggiore passato. Un mondo che si presenta rovesciato e contraddittorio con condanne alla carcerazione di componenti le Corti internazionali ad opera di un Paese promotore, e con suoi giudici protagonisti, del processo di Norimberga». Evidente il riferimento al caso di Aitala, per il quale l’Esecutivo di Magistratura democratica ieri si è pronunciato con un comunicato: «Sollecitiamo con forza il governo italiano, e in particolare il ministro della Giustizia Carlo Nordio, a prendere una posizione netta a fronte dell'aggressione alla nostra sovranità nazionale e al nostro sistema legale perpetrata dalla Federazione Russa con l’emissione della condanna al giudice Aitala, e ad attivarsi in ogni modo e sede, cooperando con la Corte penale internazionale e con le Autorità competenti, per garantire la sicurezza e la necessaria protezione del magistrato».
Sulla stessa linea l’Associazione italiana dei professori di Diritto penale, che ha espresso «sgomento e seria preoccupazione» in relazione alle notizie di stampa sulla condanna a quindici anni di reclusione pronunciata da un tribunale russo nei confronti del giudice italiano e vicepresidente della Corte Penale Internazionale, Rosario Aitala.
«Questa condanna da parte della Russia si inserisce in un clima di crescenti tensioni e atti di delegittimazione nei confronti della Corte Penale Internazionale», osserva l’Associazione in una nota, nella quale, «nel ribadire come, anche e proprio nei tempi e nei contesti di conflitto armato che la comunità internazionale sta drammaticamente attraversando, la giustizia e il diritto penale internazionale siano fondamentali per stigmatizzare, prevenire e reprimere i piu’ gravi crimini contro l’umanità», auspica che «le autorità competenti facciano chiarezza sull’accaduto e condannino con fermezza ogni forma di delegittimazione e attacco, tanto più se di carattere personale, alla Corte Penale Internazionale e ai suoi giudici, che devono poter esercitare in piena indipendenza e senza indebite pressioni le proprie funzioni, nei modi e con le forme previste dallo Statuto di Roma».
© RIPRODUZIONE RISERVATA






