Nella manovra alla fine c'è stata una mezza retromarcia sugli affitti brevi

Il rammarico della Caritas di Roma: un’occasione persa. Il testo della manovra bollinato dal Mef. Meloni: «Fiera del lavoro fatto con poche risorse. Extra-profitti delle banche grazie al M5s»
October 22, 2025
Nella manovra alla fine c'è stata una mezza retromarcia sugli affitti brevi
Meloni e Giorgetti alla Camera
Una marcia indietro parziale con rimando alla discussione in Aula. È la “non soluzione” escogitata dal Governo per placare i dissidi interni alla maggioranza su uno dei nodi politici più controversi della manovra assieme al contributo delle banche: l’aumento dal 21% al 26% della cedolare secca per gli affitti brevi. Il testo che arriverà in Parlamento, finalmente bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato, mantiene infatti la cedolare al 21% ma solamente nel caso di chi affitta un’unica casa e solo se «nell'anno di imposta non siano stati conclusi contratti aventi ad oggetto tale unità immobiliare tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o tramite soggetti che gestiscono portali telematici». Insomma, Booking, Airbnb e simili. Una piccola limatura, che però non basta a placare gli animi nel centrodestra, almeno a giudicare dai commenti arrivati da Lega e FI. Dopo l’aut aut del leader azzurro Antonio Tajani («o cambia o faremo di tutto per cambiarla in Parlamento»), è arrivato pure l’altolà del sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon, anche questo piuttosto categorico: «È una cosa inverosimile e iniqua – ha tuonato – e verrà sicuramente fermata perché per noi è un tema e faremo in modo che venga riscritta». Insomma, lo scontro in Aula sarà duro, anche perché le parole del responsabile Turismo del partito della premier, Gianluca Caramanna, fanno capire che lo spazio per accogliere le istanze degli alleati è minimo e la disponibilità a una modifica c’è solo fino a un certo punto: «Fratelli d’Italia ha sempre fatto scelte improntate alla chiarezza e orientate a regolamentare ma non limitare gli affitti brevi – ha precisato –. E questo in una logica di tutela della prima casa e più in generale della proprietà privata. D’altra parte – ha rivendicato – questo governo in tre anni ha dimostrato grande attenzione e sensibilità su questo tema. Sulle ipotesi fiscali di cui si parla in questi giorni e che per quanto ci riguarda attengono soltanto dalle seconde case in poi, attendiamo l’arrivo della manovra in Parlamento, luogo che riteniamo più idoneo a trovare una soluzione».
Sul tema va registrata l’insoddisfazione dell’Unione nazionale consumatori, che parla di misura «incostituzionale». Ma anche il rammarico della Caritas diocesana di Roma, che invece vede nell’aumento un’opportunità per assecondare un principio di giustizia sociale: «Aumentare l’imposizione fiscale sugli affitti brevi è un intervento importante, altrettanto lo sarebbe quello di destinare questi maggiori fondi al sostegno delle famiglie che vivono in povertà abitativa - osserva in una nota il direttore Giustino Trincia -. Purtroppo, ancora una volta ci troviamo di fronte a un’occasione persa. Confidiamo nei lavori parlamentari affinché tale misura venga nuovamente inserita».
Rispetto alle banche, Giorgetti ha confermato che il contributo previsto per il 2026 sarà di circa 4 miliardi di euro, spiegando che in questi tre anni il comparto «ha fortemente beneficiato dei postivi effetti dell'azione del Governo» e che «grazie a queste misure, verrà non già penalizzato, ma beneficerà ulteriormente del positivo andamento dell'economia». Ma la versione definitiva ha in realtà ridotto di un miliardo la stima complessiva degli introiti previsti contenuta nel Documento programmatico di Bilancio, passando dagli 11 miliardi del testo inviato a Bruxelles ai 10 attuali per il prossimo triennio. Difficile, quindi, che venga accolta la richiesta della Lega per un miliardo aggiuntivo da destinare alle Forze dell’ordine. Un sollievo per Forza Italia, già scottata dal provvedimento in sé, ma rassicurata dal titolare del Mef sul fatto che l’intervento non si risolverà in una tassazione sugli extra-profitti. Parlarne in questi termini, ha spiegato Giorgetti, sarebbe «riduttivo se non erroneo».
Nessun commento specifico sulla misura da parte dell’Abi, anche se il presidente Antonio Patuelli ha posto una questione di approccio. Ci vuole «maggior rispetto», ha osservato, perché gli istituti «devono poter fare il loro lavoro con un totale clima di serenità». Anche perché il settore non «è un corno della fortuna che distribuisce abbondanza». E soprattutto all’orizzonte si profila «un calo dei margini e delle commissioni».
Il punto è stato anche oggetto di un botta e risposta tra Giorgia Meloni e il M5s, durante la discussione per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo. «Il collega Ricciardi dice che le banche hanno avuto molti dividendi e non abbiamo preso abbastanza risorse. È possibile. Ma come le banche hanno collezionato quei dividendi? Grazie alle scelte del M5s». In particolare il capo dell’esecutivo ha puntato il dito sui crediti fiscali del Superbonus e sulla garanzia dello Stato per la rinegoziazione dei prestiti già dati a famiglie e imprese. Troppo per il presidente 5s, Giuseppe Conte, che prima ha mostrato in aula il libro del Movimento “Tre anni di tasse”, presentandolo come un omaggio a Meloni , poi ha risposto a tono: «Lei con l’economia ci litiga proprio: oggi si è fatta spiegare male come le banche accumulano mega utili. Glielo spiego io: si tratta di tassi di interesse e mutui, per questo doveva prelevare da lì e distribuire agli italiani in sofferenza». Più in generale la premier si è detta «fiera della legge di Bilancio» e del lavoro del ministro Giorgetti, lodando «una strategia portata avanti in tre anni senza tentennamenti e con poche risorse».
Tra le altre novità di giornata si segnala la riduzione dei tagli al cinema (da 250 milioni a 150milioni), mentre resta invariato l’impianto della rottamazione fiscale, così come quello degli interventi sulle pensioni e del taglio dell’Irpef. Riguardo a quest’ultimo intervento è arrivata anche la stima di quanto ne deriverà: Giorgetti l’ha quantificato in una media di circa 210 euro, per una platea 13,6 milioni di contribuenti, di cui 8,2 milioni di lavoratori dipendenti.

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