Meloni e Orbán hanno un piano per le armi, ma sono divisi sulla Ue

La premier riceve il leader ungherese: i finanziamenti europei come grimaldello per attenuare le sue posizioni su Ucraina e Mosca. Il primo ministro magiaro anche dal Papa
October 27, 2025
Meloni e Orbán hanno un piano per le armi, ma sono divisi sulla Ue
Giorgia Meloni con Viktor Orban a palazzo Chigi 27 Ottobre 2025. EPA/FILIPPO ATTILI / CHIGI PALACE HANDOUT
Gli ingenti finanziamenti legati al Piano di riarmo europeo al servizio di una “tregua” tra Ungheria e Bruxelles sul dossier-Ucraina. Stringi stringi, dall’incontro a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e il leader magiaro Viktor Orbán emerge il tentativo di una difficile ricomposizione, con Roma in un ruolo di mediazione, benché complicato e segnato da diversi imbarazzi. I due sono amici e uniti anche dal punto di vista politico-culturale. Ma sulla visione d’Europa ormai, da tempo, divergono. E dunque a fine incontro Palazzo Chigi trasmette una nota ufficiale in cui non si indugia - come in altre circostanze - sul tenore del colloquio, ma si cerca di lasciare poco spazio alla fantasia. Il colloquio, si spiega, ha consentito di confrontarsi su «situazione in Ucraina, sviluppi in Medio Oriente e agenda europea». Immancabile, ma di maniera, il riferimento a una «gestione efficace e innovativa dei flussi migratori». La traccia da seguire sta nel finale della nota di Palazzo Chigi: «I due leader hanno infine discusso delle opportunità offerte dallo strumento europeo Safe, valutando possibili sinergie tra Italia e Ungheria a sostegno delle rispettive capacità industriali e tecnologiche».
L’Ungheria riceverà 16,2 miliardi di prestiti europei dal programma Safe, più dell’Italia. La “logica” del riarmo stabilito in sede Ue è proprio la comune visione sul pericolo russo. È evidente che le posizioni di Orbán su Putin renderebbero quasi contraddittoria la partecipazione dell’Ungheria al programma. Il leader magiaro pone veti sull’ingresso di Kiev nell’Unione e ora è in “lotta” con Bruxelles sulle nuove sanzioni a Mosca. Non solo, Orbán è in rotta anche con Trump per la scelta americana di sanzionare l’export di petrolio russo, di cui si serve. Dalla nota italiana si comprendono sia le difficoltà del colloquio sia la richiesta di Meloni a una maggiore disponibilità al dialogo, motivata dalle “opportunità” legate al piano di riarmo. In particolare, la stretta collaborazione tra Leonardo e la tedesca Rheinmetall può passare anche dai poli produttivi ungheresi. Oltre alle collaborazioni già in essere, è tra le ipotesi anche la realizzazione di una nuova versione del carrarmato Panther sia per l’Esercito italiano sia per il mercato, con l’Ungheria nella veste di beneficiario prima per le ricadute occupazionali interne e poi per gli approvvigionamenti della Difesa nazionale.
Ma questa conversazione è avvenuta dopo che Orbán aveva già costruito le ragioni dell’imbarazzo italiano. Il leader ungherese, a margine della sua visita a Roma, parlando con Repubblica e Il Messaggero, aveva picchiato duro contro Bruxelles: «L’Unione europea non conta nulla. Donald Trump sbaglia su Putin, andrò da lui per fargli togliere le sanzioni alla Russia». Un approccio così antieuropeista ha condizionato il colloquio. E mentre +Europa fuori Palazzo Chigi chiedeva il «veto su Orbán e su chi fa il dittatore con i nostri soldi», mettendo nel mirino anche la contrarietà di Meloni al superamento del diritto di veto in Consiglio Europeo, il ministro degli Esteri Antonio Tajani se ne usciva con un diplomatico «io e Meloni parliamo anche con chi non la pensa come noi». Orbán ieri è stato ricevuto anche da papa Leone. Dopo essere stato dal pontefice, il primo ministro ungherese ha incontrato il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati. «Nel corso del cordiale colloquio - informa la sala stampa - sono state sottolineate le solide relazioni bilaterali e l’apprezzamento per l’impegno della Chiesa cattolica nel promuovere lo sviluppo sociale e il benessere della comunità ungherese, con particolare attenzione al ruolo della famiglia, alla formazione e al futuro dei giovani, nonché all’importanza della tutela delle comunità cristiane più vulnerabili. Ampio spazio è stato riservato altresì alle questioni europee, con particolare attenzione al conflitto in Ucraina, e alla situazione in Medio Oriente». «Ho chiesto a Sua Santità - ha riferito Orbán sui social - di sostenere gli sforzi pacifisti dell’Ungheria».

© RIPRODUZIONE RISERVATA