Flotilla, “contatto” e veleni con Israele. Il Papa: «Non ci sia violenza»
Tajani sente il ministro degli Esteri di Tel Aviv, ma la "scorta" della nostra Marina si fermerà a 120 miglia dalla costa. I deputati del Pd: «Non forzeremo il blocco». Crosetto «preoccu

Il primo alert della Marina Militare arriva verso le 16.30 ora italiana quando Flotilla è a 180 miglia da Gaza. L’ultimo avviso a fermarsi invece è previsto a 150 miglia dalla costa, attorno alle 2 della notte passata. La nave Alpino non sorpasserà quella linea, tuttavia fino a quella soglia sarà disposta ad «accogliere ogni persona che manifesta la volontà di trasferirsi a bordo». Col passare del tempo e l’avvicinarsi dell’ora X, il caso della nave con gli aiuti per Gaza fa salire le preoccupazioni che arrivano anche oltre Tevere. Tanto che papa Leone XIV, rispondendo ai cronisti ieri sera all’uscita di Castel Gandolfo, dice chiaramente che in quel tratto di mare la situazione «è molto difficile. Si nota il desiderio di rispondere a una vera emergenza umanitaria. Ma ci sono tanti elementi. Da tutte le parti stanno dicendo “speriamo non ci sia violenza e che siano rispettate le persone”. Quello è molto importante». Augurandosi poi che si lavori sempre per la pace, riguardo al piano proposto da Trump per Gaza, il pontefice sottolinea che «ci sono elementi molto interessanti. Spero che Hamas accetti nel tempo stabilito». Tuttavia agli Usa il Papa non risparmia un giudizio sulla decisione di rinominare quello della Difesa come ministero della Guerra: «Spero sia solo un modo di dire.Questo modo di parlare è preoccupante perché mostra un aumento di tensioni».
Tuttavia, alla vigilia di un’altra giornata che si preannuncia incandescente, a tenere banco a livello internazionale è il presunto legame denunciato da Israele tra alcuni degli attivisti della Flotilla e Hamas. L'Idf (l’esercito israeliano) sostiene di aver trovato a Gaza documenti ufficiali secondo cui Hamas è coinvolto direttamente nel finanziamento della flottiglia. Nella lista compaiono alti funzionari di Hamas come Zaher Birawi, capo nel Regno Unito del settore Hamas del Pcpa (la Conferenza per i palestinesi all'estero, bollata come organizzazione terroristica da Israele nel 2021), e Saif Abu Kashk, membro del comitato direttivo della Flotilla e membro spagnolo della Pcpa. Quest'ultimo è infatti il ceo di Cyber Neptune, una società spagnola che possiede dozzine di navi che partecipano alla flotta. Un’accusa a cui a stretto giro rispondono dalla nave. I fogli mostrati da Israele «non provano né il finanziamento, né il controllo di Hamas sulla Global Sumud Flotilla. Ripetono, piuttosto, un preoccupante schema già visto nel 2010 con la Mavi Marmara. Noi siamo una missione civile e umanitaria», ricorda la portavoce italiana della Global Sumud, Maria Elena Delia, aggiungendo la richiesta di consegnare «gli atti integralmente a organismi indipendenti: finché non accade, è propaganda, non prova». E sulla possibilità di essere accolti sulla nave Alpino prima di arrivare nella zona a rischio, dalla Global Flotilla ripetono: «Questa non è protezione. È sabotaggio».
Dentro i nostri confini nazionali, invece, le notizie che arrivano dal mare a largo di Gaza tornano a riaccendere il dibattito politico e a mettere sul piede di guerra i sindacati, con in testa la Cgil che annuncia «uno sciopero generale tempestivo in caso di attacchi o blocchi delle navi della missione umanitaria». A livello parlamentare, invece, la notizia di un possibile legame degli attivisti con Hamas porta Fratelli d’Italia a depositare in Parlamento un’interrogazione per «chiedere al governo italiano di approfondire la fondatezza delle notizie che circolano. Se questa ipotesi fosse confermata, sarebbe gravissimo e imporrebbe una netta e immediata presa di distanza da parte degli attivisti in buona fede che partecipano all'operazione», spiega la deputata Sara Kelany, responsabile del dipartimento immigrazione del partito di Giorgia Meloni. Qualche ora dopo, sull’account ufficiale di Fdi arriva anche un nuovo affondo: «Non chiamatela missione umanitaria, è strumentalizzazione sulla pelle delle persone». A rincarare la dose arriva la premier Giorgia Meloni che, da un lato, critica le proteste pro Palestina che stanno paralizzando l’università La Sapienza («Questi figli di papà dei centri sociali che stanno creando problemi») e, dall’altro, chiede alla Flotilla di fermarsi perché «ogni altra scelta rischia di trasformarsi in un pretesto per impedire la pace, alimentare il conflitto e colpire così soprattutto la popolazione di Gaza alla quale si dice di voler portare sollievo. È il tempo della responsabilità».
E mentre lo Stato Maggiore della Difesa fa sapere a poche ore dall’ingresso nelle acque territoriali israeliane quale sarà il modus operandi della fregata italiana che scorta tutte le imbarcazioni della Flotilla, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, lancia «un ultimo appello» agli attivisti perché «valutino una delle soluzioni alternative prospettate da più parti» per far arrivare gli aiuti a Gaza. A sera, poi, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, conferma di aver parlato con il suo omologo israeliano «per chiedere di non usare violenza qualora dovessero fermare gli italiani della Flotilla. Non sono lì con intenti di guerra». Quasi in contemporanea fonti della marina israeliana avvisano di essere pronte ad intervenire, prendendo il controllo in alto mare delle imbarcazioni. Il piano pare sia di trasferire gli attivisti su una grande nave militare rimorchiando le imbarcazioni verso il porto di Ashdod. Anche se dalla Difesa israeliana temono scontri durante l’operazione.
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