Famiglia, cambiano Isee e congedi. Tutto quello che c'è da sapere
L’esclusione della prima casa (fino a 91.500 euro di valore catastale) allarga la platea di Adi e bonus e aumenta l’Assegno unico. Per licenze parentali e di malattia la soglia di età dei figli sale a 14 anni. Per le madri lavoratrici ci sono 20 euro in più al mese

Tra luci e ombre, assume maggiore definizione il pacchetto-famiglia. Con il pezzo forte dell’intervento sull’Isee, che rappresenta in buona parte una promessa mantenuta. E la delusione relativa ai caregiver, con lo stanziamento di appena 1,15 milioni a favore del Fondo di finanziamento alle iniziative legislative (l’impegno è che diventeranno 207 milioni nel 2027). La prima riforma dell’Isee incide positivamente sul calcolo dell’assegno unico e sull’accesso delle famiglie a bonus nido, bonus nuovi nati e Assegno d’inclusione. Viene innalzata da 52.500 a 91.500 la franchigia per l’esenzione della prima casa (più ulteriori 2.500 per figli a carico a partire dal secondo). Si parla di valori catastali, dunque a spanne dovrebbero essere comprese la gran parte delle abitazioni principali di nuclei che si trovano in quel limbo che rende incerto l’accesso alle prestazioni sociali. Quanto alle scale di equivalenza con cui si calcola l’Isee, ci si attendeva un aumento dei parametri legato al numero di figli, per applicare l’idea dei “quozienti”. Invece si è optato per una maggiorazione degli attuali parametri. Per intendersi: attualmente per calcolare l’Isee si fa un rapporto tra l’indicatore della situazione economica e la composizione del nucleo familiare secondo una scala di equivalenza. La famiglia con due componenti vale 1,57, il nucleo di tre elementi vale 2,04, la famiglia di 4 persone ha un moltiplicatore di 2,46, per arrivare al 2,85 del nucleo di cinque componenti. Già esistono delle maggiorazioni che partono dal terzo figlio, la novità è una maggiorazione di 0,1 punti anche per il secondo figlio che poi trascina su le altre maggiorazioni (da 0,2 a 0,25 per 3 figli, da 0,35 a 0,4 per 4 figli, da 0,5 a 0,55 per 5 figli). «Ridurre l’impatto della prima casa sul computo dell’Isee è una richiesta che portiamo da diversi anni», ha spiegato Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari, accogliendo con favore anche le modifiche sulla scala di equivalenza Isee introdotte già dal secondo figlio. Tuttavia, ha osservato, si tratta solo di «una prima fase di correzioni delle numerose storture di questo strumento».
Manca, e lo si è compreso sin da venerdì, l’atteso intervento per detrarre le spese dei libri scolastici, di cui molto si è parlato alla vigilia del varo in Consiglio dei ministri. Il pressing su questa misura ora passa sulle spalle del Parlamento. Nel ricapitolare gli 1,6 miliardi di spesa per famiglia e denatalità, il ministero di Eugenia Roccella ricorda anche la conferma dell’aumento dal 30 all’80% della retribuzione dei congedi parentali per tre mesi e l’innalzamento dai 12 ai 14 anni del limite di età dei figli.
I congedi per la malattia dei figli raddoppiano da 5 a 10 giorni, con l’innalzamento dagli 8 ai 14 anni della soglia di età.
Fronte lavoro femminile, il overno rivendica anche l’aumento da 40 a 60 euro mensili del contributo per le lavoratrici madri a partire da due figli e con Isee sino a 40mila euro. Confermata inoltre la decontribuzione per le lavoratrici con tre o più figli, viene introdotta anche una decontribuzione per i datori che assumono lavoratrici con tre o più figli, con un massimale di 8mila euro l’anno. Incentivato anche il passaggio da full time a part time su richieste e il cosiddetto “contratto di genitoralità”, per rendere più dolce il ritorno al lavoro dopo la nascita di un figlio. Più incisiva però è la “strutturazione” dei 60 milioni di euro per i centri estivi, che dovrebbe consentire una migliore pianificazione (non si dovrà aspettare anno per anno se ci sono o meno i soldi). Come detto, però, c’è molto meno di quanto ci si aspettasse sui caregiver. C’è un milione di euro. Il problema è la gestione dei fondi già esistenti, affidati alle singole Regioni. La manovra prevede un’armonizzazione a livello nazionale con una dotazione che però diventerà robusta solo nel 2027.
Nelle bozze è confermato l’aumento a 610 milioni della soglia massima di 5 per mille distribuibile, ancora inferiore a quanto gli italiani destinano ma è più di quanto hanno fatto precedenti governi rispetto a un problema che si trascina da anni: gli enti del Terzo settore ricevono meno di quanto i cittadini gli consegnano. Quanto all’Assegno di inclusione, si va nella direzione indicata negli ultimi mesi: meno burocrazia per i 12 mesi aggiuntivi e si potrà rinnovare se restano i requisiti. Ma, come lamentato dalla Caritas, resta un sostegno che esclude ancora troppi beneficiari rispetto al precedente Reddito di cittadinanza. Non solo, lo stanziamento per queste misure va a decurtare di analoga somma (267 milioni di euro) il Fondo per il sostegno alla povertà. Quanto a un altro tema sensibile e legato al dibattito parlamentare, le cure palliative, il governo aumenta il fondo di 10 milioni subito e poi di 20 nei prossimi anni.
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