Chi c'è nella task force italiana per la ricostruzione di Gaza

Sì di Pd e M5s alla proposta di Tajani di convergere quando si voterà la missione militare. Per la ricostruzione il governo vuole coinvolgere i privati
October 15, 2025
Chi c'è nella task force italiana per la ricostruzione di Gaza
La riunione sulla ricostruzione di Gaza, a Palazzo Chigi / Ufficio Stampa Palazzo Chigi
Quando arriverà il momento, il voto parlamentare sulla presenza di militari italiani a Gaza sarà, salvo ripensamenti, all’unanimità. È il frutto più maturo dell’informativa di ieri alle Camere del ministro degli Esteri Antonio Tajani. Mentre per quanto riguarda l’altro fronte, ovvero il contributo alla ricostruzione, fa fede l’esito interlocutorio della riunione pomeridiana a Palazzo Chigi, presieduta dallo stesso Tajani, molto dettagliata sul fronte degli aiuti umanitari e sanitari ma ancora prudente sul versante delle opere e delle infrastrutture, in cui l’Italia vorrebbe coinvolgere il settore privato ma che va concordato con gli altri attori internazionali, in quella che rischia di diventare una “competizione” più che una collaborazione.
La prima istantanea della giornata la fornisce in ogni caso Montecitorio. Considerata l’importanza dell’informativa, gli scranni sono scarni, per usare un gioco di parole, e anche i banchi del governo sono tendenti al vuoto. Ma l’operazione di avvicinamento tra maggioranza e opposizione comunque riesce. Se l'Onu lo richiederà - è il succo - l'Italia è pronta a partecipare con i suoi militari a una forza di stabilizzazione a Gaza. E in Parlamento le opposizioni, a partire da Pd e M5s, annunciano il sostegno all'operazione. Lo scenario della stabilizzazione però ancora non è vicino. «Abbiamo sempre tenuto vivo il dialogo con Israele e Anp - rivendica Tajani - e il ruolo attivo dell’Italia per la pace è stato riconosciuto, a partire dagli Usa». Le opposizioni non sono d’accordo, ma preferiscono, in questa circostanza, far prevalere i toni collaborativi. L’obiettivo finale, ripete il capo di Forza Italia, resta uno Stato palestinese «vero, democratico, pacifico, non confessionale, affidato a un’Autorità nazionale palestinese profondamente rinnovata negli uomini e nei metodi». Obiettivo «più vicino», ma «finché ci sarà Hamas gli ostacoli sono ancora molti».
Le forze di minoranza alternano le critiche per la linea seguita sinora alle rassicurazioni sui prossimi passi parlamentari. In particolare, per i dem è Provenzano a mettere nero su bianco il «sì» al dispiego di militari. Anche se dal punto di vista politico ha altrettanto peso il parere favorevole di M5s, espresso direttamente dal leader Conte. Più scontata la mano tesa al governo da parte di Italia Viva, Azione e +Europa. Saltando al pomeriggio, si prova a mettere nero su bianco una vera e propria tabella di marcia dell’impegno italiano. Alla riunione interministeriale partecipa anche il nuovo inviato speciale della Farnesina per Gaza, Bruno Archi. Al tavolo pure Protezione civile e Servizi. L’obiettivo è essere pronti per la Conferenza sulla ricostruzione che l’Egitto ospiterà tra poche settimane, nel mese prossimo. Il vertice è affollato. Con il sottosegretario Mantovano ci sono i ministri Bernini, Schillaci, Musumeci, Lollobrigida, Calderoli, Locatelli. La Difesa è rappresentata dal Capo di Stato Maggiore, Portolano. A margine dell’incontro, la Farnesina e l’Agricoltura annunciano «il più grande invio» di cibo, «100 tonnellate in totale, raccolte grazie al contributo delle principali realtà del Sistema Italia». In Parlamento Tajani ha parlato di «un primo pacchetto di aiuti da 60 milioni di euro», anche se i lavori sul terreno potranno cominciare solo se il cessate il fuoco sarà stabile. Si punta, spiegano fonti di governo, a usare gli ospedali della regione per curare i palestinesi, e una prima missione tecnica della Farnesina sarà a Gerusalemme, Ramallah e poi in Giordania nei primi giorni della prossima settimana. La Protezione civile, ha spiegato il ministro Nello Musumeci, può «allestire in pochi giorni un ospedale di campo e approntare delle casette prefabbricate modulari per ospitare famiglie anche a medio termine». Tra le ipotesi allo studio anche l’invio di forni per il pane.
Quanto alla futura presenza militare, si sarebbe ipotizzato anche un possibile contributo dei Carabinieri già di stanza a Rafah nell’ambito di una eventuale missione di monitoraggio, così come un eventuale impiego del Genio dell’Esercito nelle operazioni di sminamento. Come detto, sul tema ricostruzioni in senso stretto i tempi non sono maturi. Il governo vorrebbe comunque coinvolgere le associazioni di categoria, a iniziare da Confindustria. Sul versante politico, importante sarà la presenza a Roma, il 7 novembre, di Abu Mazen, che dovrebbe essere ricevuto a Palazzo Chigi e al Quirinale, mentre nelle prossime ore la ministra degli Esteri palestinese partecipa ai Med Dialogues di Napoli. Il riconoscimento dello Stato palestinese, tanto per essere chiari, non è dietro l’angolo. Il governo italiano continua a seguire Trump, che continua a dire «not now», non ora.

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