Affitti brevi e dividendi, Tajani non ci sta. Scontro FI-Lega sulla Metro C

Il leader azzurro accusa Salvini sul taglio alla mobilità della Capitale: «Gli è sfuggito, ora rimedi». E accusa il Mef sugli affitti brevi: «Decide la politica, non i tecnici del Mef». Lupi fuori dal coro sulle locazioni sotto i 30 giorni: «Utile per abbassare i contratti a canone libero»
October 23, 2025
La conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri sulla manovra. Nella foto: Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani
La conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri sulla manovra. Nella foto: Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani
Nonostante la «fierezza» di Giorgia Meloni e la narrazione quasi epica di Giancarlo Giorgetti su un’Italia «non più pecora nera» del rating finanziario globale, la manovra arriva in Senato accompagnata dal malcontento di Lega e Forza Italia ed è nel perimetro della maggioranza che la premier troverà gli ostacoli più insidiosi.
Ieri è arrivata l’autorizzazione del Quirinale per l’approdo a Palazzo Madama, ma l’inizio dell’iter per l’approvazione non è dei migliori. Il polverone sugli affitti brevi si è alzato oltre i limiti fisiologici della dialettica tra alleati e la singolare convergenza tra Antonio Tajani e Matteo Salvini sul tema preannuncia una marcia faticosa. Anche ieri i due vicepremier sono tornati sul punto, peraltro usando la stessa espressione: «La norma va cancellata». I margini a disposizione di FdI per tenere il punto si fanno sempre più stretti e se il capo del Carroccio ha parlato della misura come di una «sciocca distrazione», il leader azzurro si è spinto a formulare accuse circostanziate. Una recriminazione, la sua, partita in sordina, con la consapevolezza di un impianto generale che «non può essere messo in discussione». Poi però è arrivata la stoccata contro il Mef, dove si sarebbe messo al lavoro «qualche grand commis» che «ha voglia di punire e reintegrare le tasse», ma a decidere, ha ricordato Tajani, «deve essere la politica». Fuori dal coro l’azionista di minoranza del governo, Noi Moderati di Maurizio Lupi, che annuncia invece un emendamento «non per eliminare l’aumento dell’aliquota sugli affitti brevi», ma «per finanziare con quelle risorse l’introduzione di una cedolare secca al 15% sui contratti a canone libero, mantenendo invariato il 10% per i contratti a canone concordato». Un incentivo, spiega, «per contribuire all’emergenza abitativa nelle nostre città».
Gli azzurri hanno aperto anche un nuovo fronte, quello dei dividendi delle holding. La “finanziaria”, infatti, ne condiziona l’attuale esenzione fiscale al 95% solo nel caso in cui le società a cui sono destinati detengano almeno il 10% della partecipata che li produce. Apriti cielo, un altro colpo al cuore dell’elettorato di FI: «Così si distrugge l’economia. Si va a colpire le holding di famiglie di imprenditori – è il ragionamento che filtra dal partito –. Non è solo un tema legato alla famiglia Berlusconi, riguarda tante nostre imprese. Noi non sapevamo nulla di questa norma».
Infine la novità più discussa del giorno: il definanziamento per la linea C della metro di Roma. Circa 50 milioni in meno per il 2026 ai quali vanno aggiunti altri 15 milioni sottratti sia alla linea M4 di Milano sia ai finanziamenti per estendere la rete del trasporto rapido di massa tra Afragola e la metropolitana di Napoli. Il tutto contenuto in una delle tabelle allegate alla manovra con l’elenco dei rifinanziamenti, definanziamenti e riprogrammazioni delle dotazioni previste a legislazione vigente. Uno schema che prevede anche una sforbiciata di 13 milioni al Fondo per la mobilità sostenibile e un’altra di 2 milioni a quello per lo sviluppo di ciclovie urbane. Il taglio ha perlomeno offerto l’occasione di ristabilire le “normali” relazioni tra Lega e FI, visto che Tajani ha subito chiamato in causa il collega vicepremier del Carroccio, accusandolo in qualche modo di aver perso di vista la tabella incriminata: «Credo che Salvini debba occuparsi della città di Roma, visto che sono stati tagliati 50 milioni per la Metro C che erano stati inseriti l’altra volta. Il ministro responsabile è lui e io mi auguro che segua questo argomento. In Parlamento faremo altre proposte ma lui si occupi di questa cosa che evidentemente gli è sfuggita». Secca la replica dei deputati del Carroccio, che in serata accusano Tajani di aver diffuso una «notizia infondata», spiegando che la cifra di 50 milioni corrisponde una «riprogrammazione» e non a un taglio: «Comprendiamo l'interesse politico ad attaccarci - incalzano - ma dichiarare il falso non è la soluzione più efficace».
Come se non bastasse, insorgono anche i Comuni. L’Anci ha già chiesto un incontro a Giorgetti e sottolinea che restano inevase «questioni prioritarie per l’intero Paese, ovvero sicurezza e casa» e che «i tagli che gravano la spesa corrente da precedenti leggi bilancio portano a criticità per la gestione dei costi di nidi, assistenza disabili e trasporto locale».
Le rimostranze di Tajani offrono alle opposizioni un assist prezioso e la leader dem, Elly Schlein, lo coglie al volo: «Pare che i due vicepremier Tajani e Salvini abbiano votato in Consiglio dei ministri una manovra a loro insaputa. Uno lo accusa di tagli alla metro C di Roma, l’altro di dire falsità. Ma dov’erano, i due, quando si è svolto il Consiglio dei ministri per approvare la manovra? Scoprono solo ora nuovi tagli e nuove tasse - incalza la segretaria del Pd - misure sulle quali litigano di continuo fra di loro mentre Giorgia Meloni si nasconde e spera che nessuno si accorga della manovra mentre lei attacca le opposizioni. Uno spettacolo pietoso. E gli unici a pagarne le spese sono gli italiani».

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