Addio a Romano Forleo, il medico cattolico impegnato in politica
Ginecologo all’avanguardia, storico direttore del reparto del Fatebenefratelli, fu senatore della Dc e del Ppi. Fu responsabile stampa dell'Agesci e poi dirigente del Masci

Medico, “padre” della moderna ginecologia e ostetricia, più attento alla persona, alla donna, alla coppia, che alle tecniche, prestato alla politica in una delle stagioni più difficili per l’impegno dei cattolici in politica, con quello spirito di servizio tipico di chi, come lui, ha sempre vissuto concretamente il motto scout “Estote parati”, siate pronti. È stata questa la vita di Romano Forleo che la scorsa notte col suo zaino pieno di storie ha completato la sua strada terrena e ha piantato la sua tenda sui prati celesti, raggiungendo la sua amata Giulia, anche lei scout e compagna nella formazione alla genitorialità. Aveva quasi 92 anni vissuti intensamente, con gentilezza e professionalità, ginecologo, sessuologo, politico e scrittore, direttore per venticinque anni della Divisione di Ostetricia e Ginecologia del San Giovanni Calabita Fatebenefratelli, lo storico ospedale sull’Isola Tiberina di Roma in mezzo al Tevere (oggi Gemelli Isola). Il ginecologo romano per eccellenza, si dice abbia fatto nascere quasi 80mila bambini.
Scout con mio padre nel periodo della rinascita dello scautismo dopo il fascismo, è sempre stato una presenza familiare, di generazione in generazione. Ha accompagnato la gravidanza di mia moglie, ha fatto nascere i miei quattro figli, fin dal primo Francesco, quando comparve in sala parto quel 26 marzo 1989. Era Domenica di Pasqua, ma lui era lì, pretendendo che anche io collaborassi con Romana. Un modo nuovo, il suo, di accompagnare la coppia, prima, durante e dopo la nascita. Ascoltando ma anche, gentilmente, pretendendo. Fu lui a rompere il tabù/timore del papà in sala parto, ma anche durante le visite ginecologiche. Non uomo solo al comando, ma maestro e guida di una squadra che ha fatto scuola, “la scuola di Forleo”, donne e uomini che hanno trasformato un mondo un tempo molto chiuso. Non solo tecnica, appunto, così dal 1999 al 2013 aveva fatto parte del Comitato nazionale per la bioetica, sempre con quello spirito di servizio per il quale nell’ottobre 1992, nel pieno della bufera di Tangentopoli accettò dall’allora segretario della Dc, Mino Martinazzoli, il difficile incarico di segretario dello Scudocrociato romano, succedendo all’ex sindaco Pietro Giubilo. Entrando così nella storia come ultimo segretario Dc romano, lui che della Dc romana era stato da sempre un esplicito critico, in particolare della gestione andreottiana. Incarico quasi disperato, una strada che intraprese dopo aver parlato con tanti amici, compreso il sottoscritto. Allora scrivevo proprio di “Mani pulite” e lui mi chiamava per essere informato.
Il clima per la politica era davvero pesante. Ma della politica Romano era innamorato, così accettò anche di subentrare ad Alfredo Bargi come senatore dal 1993 al 1994, nel Gruppo democristiano e poi in quello del Partito popolare al quale aveva subito aderito convintamente. Un’esperienza che non aveva vissuto bene, «ho fatto male ad accettare», mi ripeteva deluso. Aderì successivamente ai Cristiano sociali e poi fu convinto sostenitore di Romano Prodi. Ma soprattutto la politica, quella come servizio non l’aveva mai abbandonata. Anche nei suoi libri, sia quelli divulgativi che i romanzi, dove la passione medica si mischia a quella civile. E di politica parlava, anche durante la visita ginecologica a mia moglie che così poi si lamentava: «Parla più con te che con me». Ma era proprio così, col suo fazzolettone scout inciso nella pelle, come responsabile della stampa associativa dell’Agesci, e poi da dirigente del Masci, gli adulti scout, mentre la moglie Giulia era stata Incaricata nazionale alla Formazione capi. Sempre assieme, anche scrivendo assieme i libri divulgativi, e anche quando una grave malattia degenerativa trasformò Giulia nella «mia bambina», come Romano la chiamava, non lasciandola mai, sempre insieme agli incontri dell’Agesci e del Masci, e trattandola con la stessa delicatezza con la quale aveva trattato decine di migliaia di bambini nati alla vita grazie alle sue mani. Cantando con lei quei canti scout che ora stanno sicuramente cantando insieme.
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