lunedì 2 maggio 2022
Francesco: "Dovunque e per tutti il lavoro sia dignitoso". E che "le urgenze quotidiane non soffochino i gesti di amore"
Il Papa: piango per le sofferenze del popolo ucraino. Chi cerca la pace?

Vatican Media

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La scelta di Pietro di tornare a pescare, di “tornare alla vita di prima”, forse perché un po' sfiduciato nell’attesa di vedere ancora il Maestro, sembra quella di tanti di noi, fa notare il Papa al Regina Coeli commentando la pagina del Vangelo che racconta la terza apparizione di Gesù risorto. Perché può succedere per stanchezza, delusione, magari per pigrizia, di scordarci del Signore e di trascurare le grandi scelte che abbiamo fatto", accontentandoci di qualcos’altro.

Non si dedica tempo a parlarsi in famiglia, preferendo i passatempi personali; si dimentica la preghiera, lasciandosi prendere dai propri bisogni; si trascura la carità, con la scusa delle urgenze quotidiane. Ma, così facendo, ci si ritrova delusi, era proprio la delusione che aveva Pietro: con le reti vuote, come Pietro. È una strada che ti porta dietro e non ti soddisfa.

Gesù, però, tornando ancora "sulla riva del lago dove aveva scelto Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni”, non rimprovera gli apostoli, anzi, si rivolge a loro con tenerezza esortandoli “a gettare di nuovo le reti, con coraggio”. Perché “quando nella vita abbiamo le reti vuote - osserva Francesco - non è tempo di piangerci addosso, di svagarci". Gesù invita a ripartire, a ricominciare, a riprendere il largo con Lui. Tre verbi che il Pontefice rimarca, da prendere in considerazione "davanti a una delusione, o a una vita che ha perso un po’ il senso".

Il Papa si sofferma poi sulla reazione di Pietro quando riconosce il Risorto sulla riva del lago di Galilea. “Si tuffa in acqua e nuota verso Gesù” ed “è un gesto di amore” spiega Francesco, “perché l’amore va oltre l’utile, il conveniente e il dovuto”, “genera stupore, ispira slanci creativi, ispira slanci gratuiti”. Da qui l’incoraggiamento:

Cristo risorto ci invita a uno slancio nuovo, a tutti, a ognuno di noi. Ci invita a tuffarci nel bene senza la paura di perdere qualcosa, senza calcolare troppo, senza aspettare che comincino gli altri. Perché? Non aspettare gli altri, perché per andare incontro a Gesù bisogna sbilanciarsi. Bisogna sbilanciarsi con coraggio, riprendere. E riprendere con sbilancio. Rischiare. È uno sbilancio. Chiediamoci: sono capace di qualche scatto di generosità, oppure freno gli slanci del cuore e mi chiudo nell’abitudine, o nella paura? Buttarsi, tuffarsi.

Infine Francesco, ripete la domanda che Cristo rivolge a Pietro per tre volte e invita ciascuno a sentirsi ugualmente interrogato: Il Risorto lo chiede anche a noi oggi: Mi ami? Perché a Pasqua Gesù vuole che anche il nostro cuore risorga; perché la fede non è questione di sapere, ma di amore. Mi ami?, chiede Gesù a te; a te, a me, che abbiamo le reti vuote e abbiamo tante volte hai paura di ricominciare; a te e a me, a tutti noi, che non abbiamo hai il coraggio di tuffarci e abbiamo perso, forse, lo slancio. Mi ami?, chiede Gesù. Pietro rispose dedicandosi “al servizio di Dio e dei fratelli fino a dare la vita”, conclude il Papa invocando “la Madonna, che ha detto prontamente ‘sì’ al Signore” perché “ci aiuti a ritrovare lo slancio del bene”.

Al termine della preghiera del Regina Coeli Francesco menziona le beatificazioni a Milano di don Mario Ciceri e Armida Barelli.

Poi chiede ancora preghiere per la guerra in Ucraina, perché si imbocchi la via del dialogo e della pace: "Anche ora, anche da qui, rinnovo la richiesta che siano predisposti corridoi umanitari sicuri per le persone intrappolate nell’acciaieria di quella città. Soffro e piango, pensando alle sofferenze della popolazione ucraina e in particolare ai più deboli, agli anziani e ai bambini. Giungono persino notizie terribili di bambini espulsi e deportati. E mentre si assiste a un macabro regresso di umanità, mi chiedo, insieme a tante persone angosciate, se si stia veramente ricercando la pace; se ci sia la volontà di evitare una continua escalation militare e verbale; se si stia facendo tutto il possibile perché le armi tacciano".

E riguardo alla festa del lavoro, auspica che "sia stimolo a rinnovare l’impegno perché dovunque e per tutti il lavoro sia dignitoso".

"Oggi è la festa del lavoro. Che sia stimolo a rinnovare l’impegno perché dovunque e per tutti il lavoro sia dignitoso. E che dal mondo del lavoro venga la volontà di far crescere un’economia di pace. E vorrei ricordare gli operai morti nel lavoro: una tragedia molto diffusa, forse troppo".

Inoltre, ricordando che il 3 maggio ricorre la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, il Pontefice rende omaggio "ai giornalisti che pagano di persona per servire questo diritto". "L’anno scorso nel mondo 47 sono stati uccisi - riferisce - e più di 350 incarcerati". E rivolge "un grazie speciale a quanti di loro, con coraggio, ci informano sulle piaghe dell’umanità".

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