mercoledì 16 novembre 2022
Francesco ha concluso l'udienza di oggi, dedicata alla desolazione come elemento del discernimento, con un ennesimo appello per la pace nella "martoriata Ucraina"
Papa Francesco: stare col Signore e non aver paura della desolazione

Ansa

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Papa Francesco ha iniziato l’udienza di oggi facendo salire, all’ingresso in piazza San Pietro, cinque bambini sulla papamobile, che dalla loro posizione privilegiata hanno potuto godersi il giro tra i vari settori della piazza delimitati dal colonnato del Bernini. Francesco, seduto a bordo della jeep bianca scoperta, ha salutato e benedetto la folla dei fedeli, prendendo in braccio e baciando anche molti bambini che gli uomini della Gendarmeria vaticana gli hanno porto. Prima di compiere l’ultimo tratto del tragitto in papamobile, destinazione la sua postazione al centro del sagrato, il Papa si è congedato dai suoi piccoli ospiti facendoli scendere uno a uno.
“Una serenità perfetta ma asettica, senza sentimenti, quando diventa il criterio di scelte e comportamenti, ci rende disumani”. Sono le parole del Papa, che ha dedicato l’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro, al tema della desolazione, come elemento del discernimento. “Non possiamo non fare caso ai sentimenti”, ha proseguito Francesco a braccio: “Non saremmo umani, e il sentimento è una parte della nostra umanità. Senza capire i sentimenti saremo indifferenti alla sofferenza degli altri e incapaci di accogliere la nostra”. “Senza considerare che tale perfetta serenità non la si raggiunge per questa via dell’indifferenza”, il monito del Papa, che ha messo in guardia da “questa distanza asettica: ‘io non mi immischio nelle cose, io prendo le distanze’. Questa non è vita, è come se vivessimo in un laboratorio, chiusi per non avere malattie!”. “Anche lo stato spirituale che chiamiamo desolazione – quando nel cuore è tutto buio, è triste – può essere occasione di crescita”, ha assicurato Francesco, secondo il quale “se non c’è un po’ di insoddisfazione, di tristezza salutare, una sana capacità di abitare nella solitudine, di stare con noi stessi senza fuggire, rischiamo di rimanere sempre alla superficie delle cose e non prendere mai contatto con il centro della nostra esistenza”.
“Le scelte importanti non vengono dalla lotteria: hanno un prezzo, e tu devi pagare quel prezzo, è un prezzo che devi fare col tuo cuore, è un prezzo della decisione, da portare avanti con un po’ di sforzo: non è gratis, ma alla portata di tutti. Noi tutti dobbiamo pagare questa decisione per uscire dallo stato dell’indifferenza, che ci butta già sempre”. Lo ha spiegato, a braccio, il Papa, nella catechesi pronunciata in piazza San Pietro. La desolazione, ha osservato Francesco, “provoca uno scuotimento dell’anima – quando uno è triste è come se l’anima si scuotesse – mantiene desti, favorisce la vigilanza e l’umiltà e ci protegge dal vento del capriccio. Sono condizioni indispensabili per il progresso nella vita, e quindi anche nella vita spirituale”. Per molti santi e sante, infatti, “l’inquietudine è stata una spinta decisiva per dare una svolta alla propria vita”, ha detto il Papa citando “il caso di Agostino di Ippona, di Edith Stein, di Giuseppe Benedetto Cottolengo, di Charles de Foucauld”.
“Questa serenità artificiale non va: va la sana inquietudine, il cuore inquieto, che cerca la strada”, il commento a braccio. La desolazione, inoltre, per Francesco è anche “un invito alla gratuità, a non agire sempre e solo in vista di una gratificazione emotiva”: “Essere desolati ci offre la possibilità di crescere, di iniziare una relazione più matura, più bella, con il Signore e con le persone care, una relazione che non si riduca a un mero scambio di dare e avere”. “Pensiamo alla nostra infanzia”, l’esempio scelto dal Papa: “Da bambini, capita spesso di cercare i genitori per ottenere da loro qualcosa, un giocattolo, i soldi per comprare un gelato, un permesso… E così li cerchiamo non per se stessi, ma per un interesse. Eppure, il dono più grande sono loro, i genitori, e questo lo capiamo man mano che cresciamo. Anche molte nostre preghiere sono un po’ di questo tipo, sono richieste di favori rivolte al Signore, senza un vero interesse nei suoi confronti. Andiamo a chiedere, chiedere, chiedere…”.

“La vita spirituale non è una tecnica a nostra disposizione, non è un programma di benessere interiore che sta a noi programmare. No. La vita spirituale è la relazione con Dio, il Vivente, irriducibile alle nostre categorie”. È il monito del Papa nell'udienza di oggi in piazza San Pietro, in cui ha spiegato che “la desolazione è la risposta più chiara all’obiezione che l’esperienza di Dio sia una forma di suggestione, una semplice proiezione dei nostri desideri”. “In tal caso – ha proseguito il Papa -m saremmo sempre noi a programmarla, saremmo sempre felici e contenti, come un disco che ripete la medesima musica. Invece, chi prega si rende conto che gli esiti sono imprevedibili: esperienze e passi della Bibbia che ci hanno spesso entusiasmato, oggi, stranamente, non suscitano alcun trasporto. E, altrettanto inaspettatamente, esperienze, incontri e letture a cui non si era mai fatto caso o che si preferirebbe evitare – come l’esperienza della croce – portano una pace inattesa”. “Il Vangelo nota che Gesù era spesso circondato da tanta gente che lo cercava per ottenere qualcosa, guarigioni, aiuti materiali, ma non semplicemente per stare con lui”, ha fatto notare il Papa: “Era pressato dalle folle, eppure era solo”.

“Potrebbe sembrare strano, irreale, chiedere al Signore: ‘Come stai?’”, la proposta di Francesco: “E invece è una maniera molto bella di entrare in una relazione vera, sincera, con la sua umanità, con la sua sofferenza, anche con la sua singolare solitudine. Con lui, che ha voluto condividere fino in fondo la sua vita con noi”. “Ci fa tanto bene imparare a stare con lui”, ha assicurato il Papa: “stare col Signore, imparare a stare col Signore senza altro scopo, esattamente come ci succede con le persone a cui vogliamo bene: desideriamo conoscerle sempre più, perché è bello stare con loro”. “Non aver paura della desolazione”, l’invito finale a braccio: “portarla avanti con perseveranza, non fuggire, e nella desolazione cercare di trovare il cuore di Cristo, trovare il Signore. E la riposta arriva, sempre”. Di fronte alle difficoltà, quindi, “mai scoraggiarsi, ma affrontare la prova con decisione, con l’aiuto della grazia di Dio che non ci viene mai a mancare”: “E se sentiamo dentro di noi una voce insistente che vuole distoglierci dalla preghiera, impariamo a smascherarla come la voce del tentatore; e non lasciamoci impressionare: semplicemente, facciamo proprio il contrario di quello che ci dice!”.

Infine, papa Francesco ha lanciato un nuovo accorato appello, a fine udienza generale, per la martoriata Ucraina, colpita nelle ultime ore da oltre 100 razzi. Una preghiera perché "Dio converta i cuori di chi ancora punta sulla guerra" e anche un pensiero per le vittime dell’attentato di domenica a Istanbul: "Preghiamo affinché il Signore converta i cuori di chi ancora punta sulla guerra e faccia prevalere per la martoriata Ucraina il desiderio di pace, per evitare ogni escalation e aprire la strada al cessate il fuoco e al dialogo".


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