giovedì 18 aprile 2019
Al via il Triduo Pasquale con la consacrazione del Sacro Crisma, l'olio benedetto che si userà per tutto l'anno
Ansa

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Con il Giovedì Santo, detto anche Giovedì dei Misteri, inizia il Triduo Pasquale. Il giorno del Giovedì Santo è riservato a due distinte celebrazioni, la prima delle quali si svolge di mattina nelle cattedrali per consacrare il Sacro Crisma, l’olio benedetto che si utilizzerà tutto l’anno successivo per i Sacramenti di Battesimo, Confermazione e Ordinazione, e gli altri olii usati per Battesimo, Unzione degli infermi e per ungere i catecumeni. A celebrare questa solenne cerimonia è il vescovo, attorno al quale si stringono i sacerdoti e i diaconi che il pomeriggio faranno ritorno alle loro parrocchie per la celebrazione della Messa vespertina “in Coena Domini”. (IL TESTO DELL'OMELIA)

Nella Basilica di San Pietro la Messa Crismale è stata celebrata dal Papa con i cardinali, i vescovi e i presbiteri (diocesani e religiosi) presenti a Roma - i sacerdoti rinnovano le promesse fatte al momento della Sacra ordinazione e si svolge la benedizione dell'olio degli infermi, dell'olio dei catecumeni e del crisma.

L'omelia del Papa alla Messa Crismale

Nell'omelia della Messa Crismale il Papa ha parlato del rapporto di gesù con le folle, rivolgendo una forte raccomandazione ai sacerdoti.

"Ungiamo sporcandoci le mani, toccando le ferite, i peccati, le angustie della gente; ungiamo profumandoci le mani toccando la loro fede, le loro speranze, la loro fedeltà e la generosità senza riserve del loro donarsi. Colui che impara a ungere e a benedire si sana dalla meschinità, dall'abuso e dalla crudeltà". È la raccomandazione rivolta da papa Francesco ai sacerdoti nella Messa Crismale del Giovedì Santo in San Pietro. Dopo aver ricordato la vicinanza di Gesù alla "folla" e i "quattro grandi gruppi che sono destinatari preferenziali dell'unzione del Signore: i poveri, i prigionieri di guerra, i ciechi, gli oppressi", il Papa ha proseguito: "Cari fratelli sacerdoti, non dobbiamo dimenticare che i nostri modelli evangelici sono questa 'gente', questa folla con questi volti concreti, che l'unzione del Signore rialza e vivifica".

Essi "sono coloro che completano e rendono reale l'unzione dello Spirito in noi, che siamo stati unti per ungere. Siamo stati presi in mezzo a loro e senza timore ci possiamo identificare con questa gente semplice. Essi sono immagine della nostra anima e immagine della Chiesa".

"Ciascuno incarna il cuore unico del nostro popolo", ha detto Francesco nell'omelia. "Noi sacerdoti - ha continuato - siamo il povero, e vorremmo avere il cuore della vedova povera quando facciamo l'elemosina e tocchiamo la mano al mendicante e lo guardiamo negli occhi. Noi sacerdoti siamo Bartimeo, e ogni mattina ci alziamo a pregare chiedendo: 'Signore, che io veda di nuovo!' (Lc 18,41). Noi sacerdoti siamo, in qualche punto del nostro peccato, il ferito picchiato a morte dai ladri. E vogliamo stare, noi per primi, tra le mani compassionevoli del Buon Samaritano, per potere poi con le nostre mani avere compassione degli altri".

"Vi confesso - ha aggiunto il Pontefice - che quando confermo e ordino mi piace spandere bene il Crisma sulla fronte e sulle mani di quanti vengono unti. Ungendo bene si sperimenta che lì si rinnova la propria unzione". "Questo voglio dire - ha affermato -: non siamo distributori di olio in bottiglia. Ungiamo distribuendo noi stessi, distribuendo la nostra vocazione e il nostro cuore. Mentre ungiamo siamo nuovamente unti dalla fede e dall'affetto del nostro popolo".

I Vangeli, ha sottolineato ancora, "ci presentano spesso questa immagine del Signore in mezzo alle folle, circondato e pressato dalla gente che gli porta i malati, lo prega che scacci gli spiriti maligni, ascolta i suoi insegnamenti e cammina con Lui. Il Signore non ha mai perso questo contatto diretto con la gente, ha sempre mantenuto la grazia della vicinanza, con il popolo nel suo insieme e con ciascuna persona in mezzo a quelle moltitudini". "Non è dispregiativo il termine 'folla', ha osservato Francesco: "Forse all'orecchio di qualcuno, folla potrebbe suonare come una massa anonima, indifferenziata... Ma nel Vangelo vediamo che quando interagiscono con il Signore - che si pone in esse come un pastore nel gregge - le folle si trasformano. Nell'animo della gente si risveglia il desiderio di seguire Gesù, germoglia l'ammirazione, prende forma il discernimento".

"Questo seguire della gente va aldilà di qualsiasi calcolo, è un seguire senza condizioni, pieno di affetto - ha ricordato -. Contrasta con la meschinità dei discepoli il cui atteggiamento verso la gente rasenta la crudeltà quando suggeriscono al Signore di congedarli, perché si cerchino qualcosa da mangiare".

"Qui - io credo - iniziò il clericalismo: in questo volersi assicurare il cibo e la propria comodità disinteressandosi della gente. Il Signore stroncò questa tentazione. 'Voi stessi date loro da mangiare' (Mc 6,37), fu la risposta di Gesù: 'Fatevi carico della gente!'", ha concluso.

Al termine della celebrazione papa Francesco ha consegnato a tutti i sacerdoti presenti nella Basilica di San Pietro una raccolta di sue omelie e l'immagine dell'icona della Santa Comunione del Monastero di Bose che raffigura un monaco anziano portato sulle spalle da uno giovane. Il libro donato si intitola 'La nostra fatica è preziosa per Gesù. Omelie nelle Messe crismali (edito dalla Lev, Libreria editrice vaticana) e raccoglie i testi delle omelie pronunciate da papa Francesco fino a oggi durante le celebrazioni del Giovedì Santo. Fra queste anche 'Unti per ungere', l'omelia di oggi.

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