venerdì 29 settembre 2017
Papa Francesco ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione ha chiesto uno stile improntato alla misericordia
Il Papa quando fece visita lo scorso 22 settembre alla Fondazione Santa Lucia e incontrò alcuni bambini con patologie neurologiche (Osservatore romano - archivio)

Il Papa quando fece visita lo scorso 22 settembre alla Fondazione Santa Lucia e incontrò alcuni bambini con patologie neurologiche (Osservatore romano - archivio)

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Uno "stile di vita" improntato alla misericordia. Il popolo che è prima di tutto "popolo evangelizzatore". La Chiesa che può "penetrare nel cuore della nostra gente per scoprirvi il senso di Dio", anche se sono persone cadute "nel baratro della indifferenza". Questi gli aspetti che papa Francesco ha sottolineato nella udienza ai partecipanti alla plenaria del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, augurando inoltre "buon lavoro" per la preparazione della prima giornata mondiale dei poveri, che la Chiesa celebrerà il 19 novembre.

Papa Francesco nel suo discorso ha ricordato la "perenne missione di evangelizzazione" della Chiesa che porta su di sé i frutti del Giubileo della misericordia, e ha chiesto di riscoprire "in particolare il Sacramento della Riconciliazione, come luogo privilegiato per fare esperienza della bontà, della tenerezza di Dio e del suo perdono che non conosce limiti. La Chiesa, pertanto, ha la grande responsabilità di continuare senza sosta ad essere strumento di misericordia. In questo modo si può più facilmente consentire che l’accoglienza del Vangelo sia percepita e vissuta come evento di salvezza e possa portare un senso pieno e definitivo alla vita personale e sociale".
Le parole dell’apostolo Paolo non dovrebbero mai essere dimenticate - ha aggiunto papa Francesco - da quanti hanno il compito di annunciare il Vangelo: "'Rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna'".

Mentre sul tema dell’evangelizzazione è tornato a parlare papa Francesco: "È necessario scoprire sempre più che essa per sua stessa natura appartiene al Popolo di Dio".

Due gli aspetti messi in luce dal Papa: "Il primo è l’apporto che i singoli popoli e le rispettive culture offrono al cammino del Popolo di Dio. Da ogni popolo verso cui andiamo emerge una ricchezza che la Chiesa è chiamata a riconoscere e valorizzare per portare a compimento l’unità di 'tutto il genere umano' di cui è 'segno' e 'sacramento' . Questa unità non è costituita 'secondo la carne, ma nello Spirito', che guida i nostri passi. La ricchezza che proviene alla Chiesa dalla molteplicità di buone tradizioni che i singoli popoli possiedono è preziosa per vivificare l’azione della grazia che apre il cuore ad accogliere l’annuncio del Vangelo. Sono autentici doni che esprimono la varietà infinita dell’azione creatrice del Padre, e che confluiscono nell'unità della Chiesa per accrescere la necessaria comunione al fine di essere seme di salvezza, preludio di pace universale e luogo concreto di dialogo".

Il secondo aspetto messo in evidenza dal Papa riguarda "questo essere Popolo evangelizzatore" che "fa prendere consapevolezza di una chiamata che trascende ogni singola disponibilità personale, per essere inserita in una 'complessa trama di relazioni interpersonali', che permette di sperimentare la profonda unità e umanità della Comunità dei credenti. E questo vale in modo particolare in un periodo come il nostro in cui si affaccia con forza una cultura nuova, frutto della tecnologia, che, mentre affascina per le conquiste che offre, rende ugualmente evidenti la mancanza di vero rapporto interpersonale e interesse per l’altro".

"Poche realtà come la Chiesa possono vantare di avere una conoscenza del popolo in grado di valorizzare quel patrimonio culturale, morale e religioso che costituisce l’identità di intere generazioni - ha proseguito papa Francesco -. È importante, pertanto, che sappiamo penetrare nel cuore della nostra gente, per scoprire quel senso di Dio e del suo amore che offre la fiducia e la speranza di guardare avanti con serenità, nonostante le gravi difficoltà e povertà che si è costretti a vivere per l’ingordigia di pochi. Se siamo ancora capaci di guardare in profondità, potremmo ritrovare il genuino desiderio di Dio che rende inquieto il cuore di tante persone cadute, loro malgrado, nel baratro dell’indifferenza, che non consente più di gustare la vita e di costruire serenamente il proprio futuro. La gioia dell’evangelizzazione li può raggiungere e restituire loro la forza per la conversione".

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