
Il servizio di veglia alla salma di Francesco da parte dei giovani di Azione Cattolica
Accanto al Papa, sempre. Un tempo tra le strade del quartiere romano di San Lorenzo, per difendere il feretro di Pio IX dalle violenze anticlericali di fine ottocento, oggi nella Basilica di San Pietro, a un passo da Francesco, per dire che “i giovani ci sono, per servire la Chiesa e il mondo”. In questi giorni i giovani di Azione cattolica, arrivati a Roma in poche ore da tutta Italia, continuano l’antica tradizione, nata nel 1881, dei loro predecessori del circolo San Pietro e della Gioventù di Azione cattolica di Roma, vegliando la salma del Papa esposta in Basilica.
«È stata un’esperienza unica - ha raccontato Lorenzo Zardi, 29 anni, responsabile nazionale dei giovani di Ac, arrivato a Roma da Imola mercoledì -. Mentre ero lì ho ripensato alla tradizione che portiamo avanti da generazioni, e che è nata in un tempo storico in cui i cattolici dovevano difendere il papato anche fisicamente. Oggi il contesto è totalmente differente, e la nostra presenza accanto al Papa, questa grande risposta che è arrivata da tutta Italia per correre a Roma e stargli vicino, dice il desiderio dei giovani di stare pienamente dentro la vita della Chiesa e di restituire a Francesco un po’ di quello che lui ha dato a noi». In poche ore, infatti, oltre 75 ragazzi si sono messi a disposizione per il servizio di veglia, da mercoledì a stasera.
«Ieri durante il mio turno si respirava un clima di preghiera e silenzio – ha detto Angelo Piccolella, 30 anni, responsabile dei giovani di Ac della diocesi di Caserta –, c’era un clima di intimità, sembrava di essere in casa a piangere accanto alla salma di una persona cara. Mi porterò nel cuore l’immagine di una Chiesa che sa vivere il momento del dolore tenendo gli occhi fissi sulla vita eterna».
Ma il servizio di veglia, per i giovani, è prima di tutto oggi una «possibilità per dire grazie a Dio e a papa Francesco», ha detto ancora emozionato dopo il suo turno Giorgio Barzotti, studente romano di medicina. «Più che un senso di responsabilità da giovane romano di Ac, ho sentito dentro una profonda gratitudine per essere lì – ha aggiunto –. Da oggi vorrei provare a vivere da giovane grato, per aver ricevuto il dono della fede e per essere nato a Roma. Grato di essere stato accanto al Papa e di aver potuto osservare quella folla di fedeli infinita, simbolo di una Chiesa che anche nel lutto ha speranza».
Luca invece, lavoratore di Torino fuori sede a Roma, ha vissuto un turno di veglia nella notte e ha ancora nel cuore la commozione che era nell’aria. «C’è stato un momento in cui ho avuto la grazia di poter sostare in preghiera vicinissimo al Papa – ha raccontato –. Mi sono sentito un testimone. Ho visto le persone che pregavano e piangevano. C’era il personaggio pubblico, la suora, chi era elegante e chi è riuscito a entrare dopo ore di fila». Durante il servizio ha ripensato alle tante parole dette dal Papa che lo hanno accompagnato nella crescita. «Esserci per me è stato davvero un segno di riconoscenza».
C’è anche chi, come Mario, ha viaggiato stanotte in macchina pur di esserci. «Ho saputo mercoledì di questa possibilità unica – ha raccontato Mario Nenni, 18 anni, di un paese in provincia di Lecce –. Non avrei mai pensato che potesse toccare a me, ma la proposta mi ha subito entusiasmato. Ho tanta paura di piangere quando sarà il mio turno, perché accanto a me ci sarà un Papa che ho sempre sentito molto vicino».