martedì 13 luglio 2021
Francesco continua le cure previste e la riabilitazione. Quanto prima il rientro in Vaticano. Tra i malati incontrati in questi i giorni un pensiero particolare a quanti non possono tornare a casa
Il Papa prosegue la riabilitazione e prega per gli «allettati»

Vatican Media

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Ormai è conto alla rovescia di giorni per il ritorno del Papa in Vaticano. E se Francesco è ancora al Gemelli è solo, come spiegava già il comunicato di lunedì, per consentirgli di completare in maniera più monitorata la convalescenza post operatoria. Una ulteriore conferma la si è avuta dalla dichiarazione di ieri del direttore della Sala Stampa della Santa Sede. «Il Santo Padre – ha fatto sapere Matteo Bruni – continua le cure previste e la riabilitazione, che gli permetterà quanto prima il ritorno in Vaticano».

A count down già avviato, dunque, non cessa tuttavia la paterna sollecitudine del Pontefice per quanti, in questi giorni di degenza nel policlinico romano, hanno condiviso con lui la situazione di pazienti. Ieri per esempio il suo saluto è andato «ai tanti ammalati incontrati in questi giorni». E Bruni ha specificato che «un pensiero particolare» del Papa è stato per «quanti, allettati, non possono tornare a casa». L’augurio per loro è «che possano vivere questo tempo come un’opportunità, anche se vissuta nel dolore, per aprirsi con tenerezza al fratello o alla sorella malati nel letto accanto, con cui si condivide la medesima umana fragilità».

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Sempre ieri, a riprova di questa vicinanza a chi soffre, il Papa si è nuovamente recato in visita visita al reparto di Oncologia Pediatrica, posto al 10 piano del Policlinico Agostino Gemelli, vicino all’appartamento dove si trova ricoverato. Nelle foto diffuse dalla Sala Stampa vaticana, si vede Francesco accarezzare e benedire diversi piccoli tenuti in braccio dalle rispettive mamme. In un’altra immagine più corale il Papa sorridente percorre il corridoio del reparto, tra gli applausi del personale medico e dei parenti dei bambini.

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Il dialogo affettuoso con i piccoli pazienti suoi vicini di reparto era iniziato l’8 luglio, quando Francesco aveva fatto giungere la sua «paterna vicinanza» e un «affettuoso saluto» a distanza. I bimbi poi gli avevano fatto pervenire i loro disegni. In uno, particolarmente bello, gli avevano scritto: «Caro Papa Francesco, abbiamo saputo che non stai tanto bene e adesso ti trovi nel nostro stesso ospedale. Anche se non possiamo vederci, ti mandiamo un forte abbraccio e ti auguriamo di guarire presto».
Infine domenica mattina, prima della recita dell’Angelus, Bergoglio ha voluto incontrare alcuni di quei piccoli pazienti con i loro familiari che, successivamente, lo hanno accompagnato sul terrazzino del decimo piano in occasione della preghiera mariana. Al termine, il Papa aveva anche salutato i degenti ricoverati al piano, intrattenendosi brevemente con il personale medico ed infermieristico.

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Molto spesso del resto, durante la permanenza al Gemelli (quello di ieri è stato il nono giorno completo, cui vanno aggiunti il pomeriggio e la sera di domenica 4 luglio, quando è stato effettuato l’intervento al colon), Francesco ha rivolto preghiere e gratitudine a gruppi di persone che gli sono state prossime nel doloroso passaggio. E a scorrere i quotidiani bollettini sulle sue condizioni di salute se ne ha la prova. Mercoledì 7 luglio, ad esempio, il Papa si era detto «toccato» dai tanti messaggi e dall’affetto ricevuto nei giorni dopo l’intervento e aveva espresso a tutti la propria gratitudine per la vicinanza e la preghiera». Sabato 10, invece, il grazie del Papa era stato per il personale medico-sanitario che lo assiste, di cui, aveva sottolineato Bruni, aveva potuto toccare «con mano l’umana dedizione». Perciò aveva rivolto un particolare pensiero «a tutti coloro che con cura e compassione scelgono il volto della sofferenza, coinvolgendosi in una relazione personale con gli ammalati, soprattutto i più fragili e vulnerabili».

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