lunedì 3 luglio 2017
Papa Francesco interviene nuovamente sulla vicenda del piccolo Charlie esprimendo la propria vicinanza ai genitori. Anche Trump pronto ad aiutare: contatti per trasferirlo negli Usa.
Il Papa: cure fino alla fine per Charlie. Il Bambino Gesù: venga da noi a Roma
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Papa Francesco interviene nuovamente sulla vicenda del piccolo Charlie, il bimbo di 10 mesi ricoverato in un ospedale a Londra per una malattia rara definita incurabile. I medici staccheranno la spina in breve tempo: la data era stata già stabilita per venerdì, poi ai genitori è stato concesso un ultimo periodo per accommiatarsi dal figlio. L'appello del Papa è che si ascolti la volontà dei genitori. “Affetto e commozione”: con questi sentimenti Francesco sta seguendo la vicenda del piccolo Charlie Gard. Lo ha riferito il direttore della Sala Stampa vaticana, Greg Burke. Il Papa “esprime la propria vicinanza ai suoi genitori” e prega per loro “auspicando che non si trascuri il loro desiderio di accompagnare e curare sino alla fine il proprio bimbo".


Un invito alla famiglia è arrivato anche dalla Cei. «Le strutture cattoliche, come il Gemelli o il Bambin Gesù, o altre strutture simili, sarebbero ben disposte ad accogliere questo fanciullo per potergli dare vita», ha dichiarato don Carmine Arice, Direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei e membro della Pontificia commissione per le strutture sanitarie. «Mi chiedo - ha aggiunto il sacerdote - perché ci debbano essere dei luoghi nei quali, la vita quando è così fragile, non possa essere altrettanto curata e custodita?».

Nel pomeriggio è arrivata la disponibilità dell'ospedale Bambino Gesù di Roma a occuparsi di Charlie. La presidente Mariella Enoc ha confermato di aver chiesto al Great Ormond Street Hospital, attraverso il direttore sanitario della struttura, "se vi siano le condizioni sanitarie per un eventuale trasferimento di Charlie presso il nostro ospedale". "Siamo vicini ai genitori nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, disponibili ad accogliere il loro bambino presso di noi, per il tempo che gli resterà da vivere".

Anche il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e arcivescovo di Perugia era intervenuto nuovamente sulla vicenda: «Penso alla vita fragilissima del piccolo Charlie Gard - ha detto - a cui va tutta la nostra attenzione, riflessione e preghiera. Come ha detto papa Francesco «la vita si difende sempre anche quando è ferita dalla malattia». Non esiste una vita non degna di essere vissuta. Altrimenti è la “cultura della scarto”».

Non si sa ancora quando i medici del Great Ormond Street Hospital di Londra decideranno di staccare le macchine dopo che i medici venerdì hanno deciso di dare ai genitori qualche ora di tempo per stare accanto al piccolo. "Ci stiamo godendo ogni istante che ricorderemo per sempre con i cuori molto pesanti", ha detto la madre, Connie Yates.

Yates ha anche ringraziato "per tutto il sostegno" ricevuto dal mondo intero "in questo momento estremamente difficile"; e ha chiesto rispetto per il loro dolore: "Rispettate la nostra privacy mentre ci prepariamo a dare l'arrivederci finale a nostro figlio Charlie".

Il Great Ormond Street Hospital ha ottenuto il via libera a staccare la spina dopo che ogni tribunale britannico e la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo hanno esaminato il caso. Adesso anche l'ospedale ha chiesto "spazio e privacy in questo momento di così forte tensione".

Il bimbo soffre fin dalla nascita di sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, una malattia di cui sono noti solo altri 16 casi in tutto il mondo e che impedisce al corpo di produrre sufficiente energia per alimentare da solo organi vitali interni come fegato e cervello, che così deperiscono progressivamente ed in modo inarrestabile.

Trump: se possiamo aiutare i genitori, felici di farlo

Donald Trump ha offerto di aiutare i genitori di Charlie. "Se possiamo aiutare il piccolo #CharlieGard, come lo chiedono i nostri amici britannici e il Papa, sarei felicissimo di farlo", ha twittato il presidente degli Stati Uniti. "Sebbene il presidente non abbia parlato con la famiglia, perché non vuole far loro pressioni, alcuni membri del suo governo lo hanno fatto in chiamate telefoniche promosse dal governo britannico. Il presidente sta tentando di promuovere l'aiuto, se possibile". Lo ha dichiarato una portavoce della Casa Bianca, Helen Aguirre Ferré. I genitori intendevano portarlo negli Usa per trattamenti sperimentali, ma i medici londinesi hanno ritenuto tale terapia non appropriata. La portavoce americana ha spiegato che le offerte di Trump riguardano cure negli Usa, sebbene "per ragioni legali" abbia detto di non poter "confermare il nome del medico o l'ospedale dove il bambino potrebbe essere curato".


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