sabato 22 marzo 2014
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Un po’ come il tristemente famoso – e altrettanto vano – «li inchioderemo sul bagnasciuga», solo che stavolta il bagnasciuga è quello dell’oceano digitale. Un leader in difficoltà tra scandali per corruzione ed elezioni imminenti ha deciso di chiudere Twitter, il popolare sito di microblogging dal quale gli provenivano "cinguettii" fastidiosi. Accade oggi, e non lontano da noi: nella Turchia che s’affaccia sul Mediterraneo e sulla porta dell’Unione europea. Il presidente Erdogan, stizzito per il cicaleccio che i 10 milioni di turchi utenti di Twitter intrattenevano in modo da lui ritenuto nocivo, aveva preannunciato: «Spazzerò via Twitter». E ci ha provato davvero.L’ironia della situazione – anche se c’è poco da ridere, è stato un atto di tirannia – non sta tanto nella difficoltà pratica di dare esecuzione al comando, che non è come staccare la spina del televisore, tant’è vero che molti turchi hanno già capito come aggirare il blocco che i provider Internet nazionali – vale a dire i fornitori dei servizi di rete – hanno dovuto eseguire. Nell’era di Internet le maglie della rete non sopportano di essere rattoppate dai controlli centralizzati: c’è sempre un segnale che varca il confine, una connessione satellitare, un ponte via cellulare che sfugge ai guardiani, un altro servizio su cui ripiegare.La vera ironia sta nell’idea stessa che una mossa del genere potesse valere qualcosa. Il mero fatto di averla concepita come risolutiva colloca Erdogan in una generazione "vecchia" che dell’era digitale mostra di capire poco o niente. La sua censura sommaria avrebbe potuto funzionare nella stagione di Poste & Telegrafi, non oggi. Anzi, al contrario, è probabile che gli si ritorcerà contro come già è avvenuto in altre nazioni, a partire dalla Spagna del 2004, quando gli sms di milioni di cittadini indignati smentirono l’informazione ufficiale del governo sugli attentati alla stazione Atocha e invertirono l’esito delle elezioni. Erdogan probabilmente scoprirà a sue spese che stare a sentire la voce della protesta, nell’era digitale, è comunque assai meglio che zittirla, dal momento che essa sicuramente prenderà altre strade ancora più difficili da controllare.
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