mercoledì 12 marzo 2014
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«Contrordine: forse la "terra dei fuochi" non esiste». Così cominciava ieri un’agenzia di stampa dando la notizia dei risultati dell’indagine sui territori inquinati tra Napoli e Caserta presentata da tre ministri. Si è dunque esagerato? È stato allarmismo? Leggiamo che in fondo a essere sospetto sarebbe "solo" il 2% di quel territorio. Intanto, quel 2% sono 21,5 kmq, cioè 2.150 ettari, circa 2.200 campi di calcio.«Passiamo dall’emotività alla razionalità», ha commentato il governatore della Campania, Stefano Caldoro. Emotività sono i tanti, troppi, morti di tumore? Dati certificati da anni, perfino su riviste scientifiche straniere oltre che sulla pelle degli abitanti. Emotività sono le indagini della magistratura, arrivata fino ad avvertire i sindaci, violando il segreto istruttorio, dell’avvelenamento delle falde? Emotività sono le migliaia di persone che hanno sfilato compostamente in tante città, assieme e accanto ai loro vescovi e sacerdoti? Ora ci sono dei dati, e vanno evitate le sottovalutazioni così come, ieri, le sopravvalutazioni. Noi non lo abbiamo mai fatto, basandoci su fatti accertati sul campo.Tra fumi soffocanti (come si calcolano?) e scoli di percolato. I dati dicono che gli occhi vanno tenuti ben aperti. Non ci sono alibi per chiuderli. Neanche la legittima e necessaria difesa delle produzioni agricole campane da attacchi ingiustificati e interessati. Per questo vorremmo sapere se nei calcoli sono state escluse le aree urbanizzate di un territorio super cementificato. Senza queste aree la percentuale salirebbe: i rifiuti non sono stati scaricati nelle piazze, ma nelle campagne. Ci permettiamo allora di consigliare calcoli più precisi. E bene ha fatto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ad assicurare che lo screening sulle persone va avanti.Non è il caso di esultare né di urlare ai "dati falsi". È solo un inizio. Ora servono urgenti interventi. Si certifichi quali terreni sono davvero persi e quali indenni, assegnando un marchio di qualità sanitaria ai prodotti. E ricordando che prima dei pomodori vengono le persone. Anche per evitare «il rischio che cali l’attenzione», come avverte il magistrato anticamorra Raffaele Catone, figlio di questa terra dove abita ancora con la sua famiglia. «La terra dei fuochi – denuncia – sarà dimenticata, e ai cittadini resterà solo l’inquinamento. Una nuova Chernobyl dove non crescerà più un filo d’erba». No, non ci sembra emotività. E lui e noi sappiamo che non deve andare così.
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