sabato 17 gennaio 2009
COMMENTA E CONDIVIDI
Caro Direttore, la beatificazione – nello scorso ottobre – dei genitori di santa Teresa di Gesù Bambino è stata un evento eccezionale, ma anche attualissimo. Nella società d’oggi, dove tante coppie si separano e divorziano, questi genitori indicano come nel matrimonio si possa realizzare se stessi in modo pieno e libero e rendere liberi e realizzati pienamente i propri figli. Zélie e Louis indicano come la grazia del Signore, la sua presenza, garantiscono un aiuto spirituale e, nelle necessità, anche materiale per superare le difficoltà e consolidare, tra i componenti della famiglia, un’unione che dura tutta la vita e può perpetuarsi nell’eternità. Essi sono stati famiglia e accoglienza anche per le operaie nel laboratorio di merletti di Zélie. Louis, dal canto suo, è stato un orologiaio e negoziante. Nell’insieme, una famiglia borghese che applicava ai dipendenti regole di solidarietà e di dignità sconosciute al capitalismo massonico di allora. Regole che l’odierna « finanza creativa » porta, man mano, a scomparire.

Vincenzo Cicala

Lei ha pienamente ragione, caro Cicala. Santa Teresa di Lisieux, oltre a divenire nel 1997 « dottore della Chiesa » , ha stabilito un altro luminoso primato. Riconoscendo ufficialmente la santità dei suoi genitori – Zélie Guérin e Louis Martin –, la Chiesa addita al mondo il ritratto di un’intera famiglia santa: una famiglia perfetta nella fede, eppur perfettamente umana. Un esempio di « santità familiare » , proposto a un’epoca che ne ha un’urgenza struggente. È la stessa santa a riconoscere, nelle prime pagine dell’autobiografica « Storia di un’anima » , quanto l’esempio domestico le abbia fatto da precocissimo modello, laddove scrive: « ... Per tutta la mia vita è piaciuto a Dio circondarmi d’amore, i primi ricordi sono sorrisi e carezze tenerissime » . I sorrisi, appunto, di papà e mamma, che nella memoria di Teresa divengono testimoni limpidi di una vita familiare feconda che lei definisce, senza mezzi termini, « una terra santa » . Su questi stupendi esempi di santità genitoriale, sul contesto di quella che è una vocazione collettiva – di Teresa, dei suoi genitori, delle sue sorelle tutte anch’esse consacrate nel Carmelo, Paolina ( sua « seconda mamma » dopo la morte di Zélie), Maria, Leonia, Celina – rimando a due esaurienti articoli giornalistici, quello di Riccardo Cascioli pubblicato in « Avvenire » del 28 maggio 2003 e quello di Giovanni Ricciardi sulla rivista « 30 Giorni » del gennaio 2004, nonché alle valide pubblicazioni divulgative curate dai Carmelitani. La vita cristiana dei coniugi Martin e dei loro figli fu scandita dai comuni gesti della tradizione: Messa quotidiana, comunione e confessione frequente, adorazione eucaristica, servizio ai poveri. In questi giorni in cui si svolge a Città del Messico l’Incontro mondiale delle famiglie, che « Avvenire » segue con attenzione, il loro esempio costituisce un viatico prezioso, come ha ricordato il cardinale Angelo Comastri in occasione della Messa in onore dei Beati Martin tenutasi in Vaticano il 13 gennaio. Parlando ai microfoni di Radio Vaticana di quella meravigliosa famiglia, Comastri ha detto: « ... La famiglia ha bisogno di trovare il legame profondo con il mistero di Dio. La famiglia non è un frutto del caso, neanche il frutto di un capriccio, neanche un frutto di una cultura, neanche un frutto di una civiltà; la famiglia fa parte del progetto di umanità così come l’ha voluto Dio. Senza padre e senza madre non si nasce. Senza padre e senza madre non si cresce; senza padre e senza madre non si capisce chi siamo, non ci si apre alla vita e non ci si apre al senso della vita. La famiglia ha bisogno di riscoprire la sua vocazione perché soltanto attraverso famiglie vere, famiglie autentiche, noi possiamo avere una società sana, una società anche nella quale i figli potranno maturare con equilibrio e potranno aprirsi al senso della vita » .

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI