martedì 10 giugno 2014
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I dati elettorali dei ballottaggi, che riguardano i Comuni nei quali nessuno aveva ottenuto la maggioranza al primo turno, presentano spesso sorprese, appunto perché interessano di solito situazioni in cui le specificità locali fanno premio sulla tendenza nazionale. Sarebbe proprio per questo improprio indurre da questi dati correzioni o conferme della tendenza generale, come hanno fatto alcuni osservatori, divisi tra chi vi ha letto una conferma e chi un rallentamento dell’innegabile successo riportato dal Pd renziano nelle europee e nel primo turno delle amministrative. Questo non significa che i nuovi dati non abbiano un senso, che, se anche riferito essenzialmente a situazioni locali, parla di difficoltà che emergono nel controllo del territorio e nell’esercizio dell’azione amministrativa anche in centri storicamente "rossi" come quelli umbri e toscani di Perugia e Livorno, per quel che riguarda il Pd, o tradizionalmente "azzurro-verdi" come Bergamo e Pavia per il centrodestra.Negare che il risultato dei ballottaggi offuschi il senso chiaro della complessiva vittoria del Pd, peraltro, non significa affatto oscurare le circostanze speciali che lo hanno favorito: l’asserita sfida con il Movimento 5 stelle e la decomposizione del centrodestra in numerose liste. Si tratta di condizioni che non è detto si ripetano, il che, specialmente in una fase in cui la fedeltà elettorale scarseggia e la partecipazione al voto decresce, porta a considerare il successo democratico come un dato reale ma niente affatto consolidato.Anche da questo punto di vista l’investitura "popolare" ricevuta, di fatto, dal governo di Matteo Renzi rappresenta una spinta ma anche una richiesta di trasformazione delle buone intenzioni in atti concreti ed efficaci, il che richiede una capacità di scandire tempi e meccanismi decisionali che finora è apparsa un po’ farraginosa e altalenante. Si pensi solo, proprio alla vigilia del voto, all’incomprensibile slittamento a gennaio 2015 (e appena in forma di promessa, sia pure solenne) del bonus da 80 euro anche ai nuclei numerosi e monoreddito, atteso segnale di svolta verso un fisco finalmente non più ostile alla famiglia. Qualche polemica che ha seguito gli esiti dei ballottaggi meno gradevoli ha accentuato preoccupazioni e perplessità. C’è da sperare, proprio per evitare dilatazioni dei tempi delle riforme necessarie, che le tensioni interne al Pd, che carsicamente appaiono e scompaiono quando c’è da decidere di riforme rilevanti, non si cristallizzino in blocchi avventuristi od ostentatamente conservatori. Renzi sembra averlo capito: nessuno, tantomeno il Pd, può vivere di rendita.
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