mercoledì 4 settembre 2013
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Gli antichi dicevano che se desideri la pace devi preparare la guerra. Ma papa Francesco, domenica, ha invece invitato a far «scoppiare la pace». Dunque, si tratta di preparare continuamente la pace. Tra le nazioni e nel cuore. Ma dove si prepara la pace, dove si innescano le sue armoniose mine, dove si allestiscono le sue dolci trincee? Sono tanti, e a volte nascosti, gli hangar dei preparativi di pace. Qualsiasi luogo in realtà può essere un’officina, una palestra, una bottega per la pace. Di solito sotto i riflettori vanno i palazzi dove spesso si preparano le guerre, e sono proprio quei palazzi, i medesimi, dove invece si dovrebbe preparare la pace. E poi ci sono luoghi, ci sono posti quasi segreti dove si coltiva, si ritesse la pace.Uno l’ho visto, ed è antichissimo e nuovissimo. Sotto i monti Aurunci, davanti al golfo di Gaeta, ci sta un paese, Maranola. Da lì, anche all’alba del 1° settembre di quest’anno, come lo scorso, una strana e bella compagnia di suonatori, di zampognari, di gente del posto e venuta da fuori si è messa in cammino. Poesie e canzoni offerte da me e da Ambrogio Sparagna, dal coro diretto da sua moglie Annarita segnano il cammino fino alla chiesa scavata nella roccia in montagna, dedicata a San Michele. Ma la sera prima, al termine del concerto tenuto nella chiesa del paese, mi hanno fatto scendere nella cripta. E lì ho avuto la visione di un luogo di pace. Un luogo abitato da millenni. Affrescate sul muro del piccolo spazio, in stili e secoli diversi tra il 1300 e il 1600, stavano sei "Madonne del Latte".I bambini uccisi in Siria, i molti bambini sofferenti, e le loro madri è come se trovassero in questo luogo sperduto nel cuore d’Italia, l’inno, la preghiera, la supplica. Un luogo per il loro grido. La cripta è da molti e molti secoli dedicata al dolore delle madri, alle loro speranze, portati davanti alle immagini più esplicite e dolci della maternità di Maria. Chi sa se ancora più indietro nel tempo non fosse, prima dell’arrivo della fede cristiana, luogo sui monti dedicato a offerte per la fertilità e la vita nascente. In questa cripta bellissima e dolorosa, dolcissima e memore di dolori innocenti, si prepara la pace. Non si cova la vendetta. Come nei cuori in cammino all’alba in questo o nei tanti pellegrinaggi che gente di ogni tipo (con molta o poca fede, in ricerca tutti di più pace). Il contrario della azione distruttiva della guerra non è la sola assenza di combattimenti e il silenzio delle armi. Non è la presenza di armi a segnare la presenza della guerra. Trovo pure francamente ipocrita dire che si supera una certa soglia di gravità di conflitto se si impiegano armi chimiche, come se invece le altre armi (e le loro infinite vittime) "valessero" meno. Le guerre, lo sappiamo, nascono quando le armi ancora tacciono. E dunque perché scoppi la pace occorre preparare la pace sempre. È un lavoro, una dedizione, un impegno. Contrariamente a quel che troppi pensano, la pace non cresce da sola, come un’erba selvatica.Per questo il gesto del pellegrinaggio, del condividere luoghi e canti e parole è il vero contrario della guerra. L’uomo che cammina verso un luogo sacro sa di non essere, con i suoi interessi e idee, la misura del mondo né il regolatore della storia. La persona in cammino s’accorge della misura del mondo e del suo mistero. Riconosce di non esserne padrone. Chi si commuove (di lacrime intellettuali, come le chiamava Pasolini, non solo di sentimento) davanti a luoghi come la Cripta delle "Madonne del Latte" sa che la vita cerca la vita, e non la morte. E chi, salendo verso il monte mentre l’alba nasce, condivide parole e musica e poesie, sa che il cuore ha sete di quel che ci accomuna più di quel che ci divide.
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