«Signori ministri lotto per mio figlio autistico. Lo Stato manca»
mercoledì 3 aprile 2019

Caro direttore,

mando anche a te, da lettore e da collega giornalista, questa mia “lettera aperta” rivolta ai ministri della Salute, Giulia Grillo, e della Famiglia con delega alla disabilità, Lorenzo Fontana. Sono il papà di un bambino autistico di 8 anni. Da oltre quattro combatto una battaglia contro questa malattia che mi ha tolto mio figlio. La sofferenza più grande per un genitore è l’impotenza. Non riuscire a fare nulla per curarlo o quantomeno aiutarlo. I nostri figli sono delle cavie in mano a neuropsichiatri che quasi sempre brancolano nel buio, con i quali possiamo condividere solo questo umiliante senso di impotenza. Non potete capire quanta rabbia. Rabbia che aumenta quando c’è da combattere anche con la burocrazia. E quando ti accorgi che non puoi contare sul sostegno di nessuno. Nel 2017 l’autismo è stato inserito nei Lea (Livelli essenziali di assistenza). A distanza di due anni quante strutture pubbliche sono in grado di fornire assistenza e terapie alle famiglie? Da quello che mi risulta nessuna. E vi invito, signori ministri, a controllare e fare tutto ciò che è nelle vostre possibilità per risolvere questa questione. I genitori sono costretti così a rivolgersi a strutture private a costi spesso insostenibili (parliamo di almeno mille euro mensili per 12 ore di terapie settimanali). Purtroppo capita anche di avere a che fare con personale poco qualificato e persino con finte onlus che non fanno altro che speculare sulla disperazione delle famiglie e sulla latitanza dello Stato. Spero che si voglia vigilare su queste strutture e sul personale che vi opera. Ai ministri Grillo e Fontana vorrei dire che sono disposizione per tutti gli approfondimenti del caso. Cordiali saluti

Francesco Palese Roma

Nessuno, neppure noi giornalisti, ha abbastanza voce per farsi sentire da solo. Per questo ieri su “Avvenire”, come altri media, abbiamo contribuito ad accedere le «luci blu» della battaglia “per” le persone autistiche che hanno segnato la faccia delle nostre città. Serve di più. Perciò, caro Francesco, mi faccio piccolo e lascio spazio alla tua precisa e accorata richiesta. Spero che chi ha responsabilità ascolti e risponda coi fatti più che con le parole.

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