venerdì 17 dicembre 2010
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Caro direttore,pensavo che nel 2010 i titoli dei telegiornali e dei quotidiani riportassero notizie tipo «arma batteriologica mette ko le principali località mondiali», «clonato un organo umano» oppure «l’utero artificiale può sostituire quello naturale» e invece... accendo la tv e sento insieme ai miei bambini di 4, 7 e 9 anni che a Milano una donna ucraina, che ha perso il lavoro come colf, è morta di freddo perché non aveva un posto dove andare.Non ho saputo spiegare ai miei figli, come questo possa accadere oggi, nel 2010. Non c’è bisogno di andare molto lontano per indignarsi. Mi domando... ma tutti i preti che ci sono in zona Duomo Milano o in qualsiasi altra zona... perché non pregano un po’ meno ed escono dalle loro comode e calde vite e vanno a raccogliere i barboni che vivono sotto la galleria con - 5°? Viene voglia a me di farlo... giuro... insieme ai miei tre bellissimi bambini... possibile che loro non pensino di aprire le chiese e riscaldarle per questa povera gente che muore non per il freddo ma per l’indifferenza di tutti? Gesù Cristo non si chiudeva nelle chiese a pregare, ma andava in giro a raccogliere fedeli e gente bisognosa, malata, storpia, emarginata per le strade, con una tunica di canapa e i sandali. E le istituzioni? I politici? La polizia? Le associazioni umanitarie che ci chiedono ovunque i 2 euro per i bambini di Paesi poveri? Nessuno fa niente per questa gente che ci muore sotto gli occhi, in Paesi ricchi? Vedo centinaia di poliziotti che cercano Yara scomparsa (ed è una cosa giustissima ed importantissima, per carità!): possibile che non ci siano due persone, dico due di numero, che si possano impegnare per provvedere a questi 100/200 senza tetto? Sono vite anche quelle.... sono vite... sono vite...

Giada M. Milano

Lo faccia, gentile signora: esca di casa, vada a vedere davvero, vada a fare qualcosa contro la terribile e assurda ingiustizia delle morti di freddo nell’Italia del 2010. Scoprirà che con i barboni ci sono volontari e preti, che c’è gente di Dio e di buona umanità che dà un po’ della propria vita per gli altri. Scoprirà che c’è chi offre ai senzatetto da mangiare e da bere, chi dà loro – ogni giorno, ogni notte – da lavarsi e un tetto o almeno una coperta per dormire. Si renderà conto che c’è chi li va a cercare, e non per "salvarli" ma, con rispetto, per tendere loro la mano, per ascoltarli, per conoscerli e riconoscerli, per tributare loro la considerazione che ogni uomo e ogni donna merita e attende. E che non si stanca, anche se non basta mai. Anche se c’è sempre qualcuno che dice "no" e fugge persino da se stesso e si perde o viene ghermito dal gelo o dalla disperazione.Dunque, cara signora, se davvero sente la voglia – e ha la forza e il tempo – di fare anche lei qualcosa che lasci il segno e cambi la vita di coloro che vivono ai margini della nostra opulenza e della nostra noncuranza, vada davvero. Ma lasci a casa la bisaccia dei luoghi comuni. E non coinvolga i suoi bambini, ancora troppo piccoli per accompagnarla, ma abbastanza grandi per capire che la mamma è uscita per qualcosa di importante. Poi, di ritorno, se vuole, si fermi un momento in una delle chiese di Milano, o proprio nella chiesa madre, il Duomo. Magari anche a lei sarà venuto da dire "grazie" per chi ha incontrato e per ciò che ha fatto. E magari capirà perché è da una chiesa che muovono ed è in una chiesa che tornano a "ricaricarsi" la maggior parte degli uomini e delle donne che spezzano un po’ della loro vita tra persone spezzate e sprezzate dai più.Ma vuole che le dica la verità? Io credo che lei tutto questo lo sappia già. E credo anche che lei sia una buona mamma. Stia vicina ai suoi bambini, allora. Continui a farli crescere bene, li aiuti a formarsi occhi liberi e profondi, costruisca per loro – come forse solo le madri sanno fare – le basi di una fede serena e forte, e insegni che l’indignazione è spesso una virtù, ma il cristiano si sforza di praticare soprattutto la pazienza e la tenerezza di chi si china sulla vita e sa inchinarsi alla sua bellezza e al suo mistero. A me, gentile signora Giada, questa tenerezza e questa pazienza l’hanno insegnata i miei genitori e tanti sacerdoti che ho incontrato: uomini di Dio capaci di fare delle loro giorni preghiera, esempio e gesto. (mt)
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