mercoledì 29 gennaio 2014
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Caro direttore,
impressionante la pagina di Avvenire dedicata il 25 gennaio scorso all’influsso dei media su bambini e ragazzi e sulle difficoltà o impotenze di genitori ed educatori di fronte a tale realtà. Mi son chiesto: se io fossi un genitore che cosa farei? Qualcuno auspica interventi della legge. Può darsi, ma ci credo poco sulla sua efficacia (san Paolo ebbe poca fiducia addirittura nella legge di Dio in quanto tale!). Provo a delineare allora qualche altra via, da inesperto. 1) Aiutare i figli a scoprire quale complessa "creazione" stia dietro un giornale, un computer, una tv ecc.; e l’utilità indiscutibile dei media e di quanto essi offrono. 2) Rilevare con loro anche le menzogne o le parzialità di varie notizie. 3) Abituarli a confrontare notizie e immagini di realtà negative o almeno discutibili con fatti di altro tipo: esempi di bontà, generosità, altruismo, amore vero, dedizione al servizio di Dio o della giustizia o della pace… Non si riuscirà, nemmeno con le leggi, a impedire l’arrivo e l’ascolto di tanta zizzania, ma almeno avremo gettato nel campo della memoria e dello spirito dei figli anche un buon seme, che, a suo tempo, potrebbe produrre frutti belli. Due condizioni: che genitori ed educatori ci credano e posseggano del buon seme da cercare di seminare nel loro piccolo ma prezioso campicello; e che credano nell’intelligenza altrui e, perché no, nell’azione dello Spirito (e un po’ di preghiera a Lui darà maggiore speranza). 4) Come prete suggerirei ai miei confratelli predicatori: aiutiamo genitori ed educatori nel loro arduo compito, con un buon commento al seme della Parola e con la proposta a tutti di fatti belli della vita. E se qualcuno ha altri suggerimenti, ben vengano.
Don Giovanni Giavini, Milano
Sono così d’accordo con lei, caro don Giovanni, che ci provo sul serio, insieme con i miei colleghi, a fare un giornale che tenga caro il senso del limite e quello del buono e del giusto. Un giornale cioè che, senza nascondere nulla di ciò che è storto, sappia offrire anche il lato luminoso della cronaca del mondo e della nostra Italia. Se lei è «inesperto» allora lo siamo tutti e due. Ma mi pare che ci incoraggino le parole con cui il presidente della Cei, cardinale Bagnasco, ha aperto lunedì i lavori del Consiglio permanente dell’episcopato italiano (e posso dire che la sua lettera, giuntami domenica sera, testimonia una bella e profonda sintonia): bisogna saper «dare voce a tanti che non hanno voce e volto, ma che sono il tessuto connettivo del Paese con il loro lavoro, la dedizione, l’onestà», perché non ci si può rinchiudere in narrazioni solo negative e in «una visione esasperata e interessata che vorrebbe accrescere lo smarrimento generale e spingerci a non fidarci più di nessuno». Già, la realtà anche in un Paese che si scopre più povero è ricca, e non può essere censurata nella sua complessità. Non può e non deve essere ridotta, di fatto, a una sola dimensione: quella che fa più comodo per interesse, ideologia, pessimismo o magari semplice (e cinica) convinzione che sia soprattutto il male a "fare notizia" e a "bucare il video". Quest’ultimo è un puro e semplice falso, un mito deleterio continuamente alimentato all’interno del mondo dell’informazione, ma che merita di essere sfatato una volta per tutte. Non si perde una copia, anzi se ne guadagnano e soprattutto si fa fare un bel guadagno ai lettori, a raccontare anche il bene che accade: la creatività positiva, l’onestà che rincuora, la scienza che rispetta e cura, la vita che si sviluppa, la fede che tocca i cuori e che cambia le prospettive... Ad "Avvenire" pensiamo e facciamo un quotidiano così (e non solo nelle pagine di "Popotus", che ogni martedì e giovedì dedichiamo ai lettori più piccoli) perché siamo convinti che sia un dovere della stampa aiutare un po’ tutti, e specialmente genitori ed educatori, in quell’azione – che lei così bene delinea – di lettura critica e di decodifica degli stereotipi (spesso letteralmente mortificanti), dei luoghi comuni (troppe volte cattivi) e dei tic (purtroppo sempre più insopportabilmente volgari) che purtroppo infestano i mass media. Lei invita a offrire suggerimenti da sommare ai suoi. Io mi limito a uno (anche se, lo ammetto, piuttosto interessato): usare con continuità "Avvenire", abbinato a una serena e forte libertà di telecomando. Scegliere bene, per dare cittadinanza (anche mediatica) al bene. Si può.
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