martedì 4 maggio 2010
COMMENTA E CONDIVIDI
Caro direttore, la storia di Marta, narrata con sentimento da Massimiliano Castellani ("Avvenire" del 28 aprile), commuove, tocca il cuore. Una giovane di vent’anni, di provincia, coraggiosa, che lavorava in fabbrica per pagarsi gli studi da interprete e apriva anche la biblioteca del suo paesino. Marta, adolescente dei nostri giorni, votata all’impegno vero, piegata dalla vita che a volte sa essere apra e implacabile, costretta a soggiacere a ingiustizie palesi come quella di guadagnare solo 5 euro l’ora. Marta, pur nella evidente precarietà effettiva delle cose, amava il suo mondo, il suo ricco universo di relazioni umane, di affetti e amici. Marta, una giovane di vent’anni, morta soffocata dalla "catena" della fabbrica. Brillantemente Castellani enfatizza una certa schizofrenia del nostro circuito informativo. C’è chi, nel Belpaese, è pronto a celebrare le intemperanze di Mario Balotelli, ventenne campione dell’Inter, con titoli cubitali sui giornali; epperò, c’è chi, al contempo, non sa dare il giusto risalto a una notizia assoluta, che parla dell’abnegazione di una adolescente, che con sacrificio ha saputo fare della normalità il suo pane quotidiano. Ma quanto è negletta la normalità, in questa "meravigliosa" epoca di "grandi" uomini, di "memorabili" imprese, di "fulgidi" esempi. Quante sono le ragazze e i ragazzi, che in questa triste era di soprusi, decidono di vivere la vita con impegno, con decoro? Quanti sono i migranti, che per un tozzo di pane traversano i mari della indifferenza, della sofferenza, non trovando sovente spazi di giusta attenzione fra le pieghe della nostra afflitta cronaca quotidiana? L’umanità in transito, le giovani come Marta ci fanno sentire uomini migliori, più civili, più liberi, più belli. Con profonda stima e affetto

Marcello Buttazzo, Lequile (Le)

Ho imparato da tempo, gentile amico, che ci sono notizie che meritano di essere date non appena le scopri e a maggior ragione se ti accorgi che sono finite (o sono state tenute) ai margini dal circuito informativo. Vorrei, con i miei colleghi, riuscire a comunicarle sempre, ma so che non sempre si riesce a scovarle e a valorizzarle in modo adeguato. Comunque, ogni giorno, qui ad Avvenire ci proviamo. Anche nella tristezza infinita di una morte ingiusta – e noi cristiani dovremmo saperlo bene – è infatti possibile incontrare un senso profondo e giusto. Così è stato nella storia di Marta, che Massimiliano Castellani ha saputo tratteggiare, con delicatezza e verità, in parallelo con un’altrettanto giovane storia, più nota e notoriamente controversa. E le assicuro, caro signor Marcello, che continueremo a guardare alle vicende della nostra "umanità in transito" con partecipazione e rispetto. Ricambio di cuore i suoi saluti.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI