sabato 10 luglio 2010
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Caro direttore,senta questa. Mattinata di colloqui agli Esami di Stato. Pasqualino, dal simpatico portamento dinoccolato e caracollante, si presenta davanti alla Commissione armato del suo pc, su cui aveva elaborato, secondo un costume ormai consolidato e didatticamente discutibile, la confezione sfavillante e piena di effetti speciali, del percorso multidisciplinare, con cui dare inizio alla verifica orale della sua preparazione. Tema centrale – udite, udite – di tale dura "fatica del concetto" era… Francesco Totti! Sì, avete capito bene, Pasqualino, con una faccia tosta evidente e con una disinvoltura da far invidia a uno smaliziato attore di cabaret, aveva avuto la arguta, inusuale ma culturalmente equivoca e - fatemi dire - balorda idea di annodare i segmenti delle sue incursioni disciplinari attorno ai caratteri estetici, biografici, antropologici e non so che altro del beniamino pallonaro dei tifosi romanisti. I nessi che il simpatico Pasqualino ha letteralmente inventato tra gli argomenti disciplinari presi in esame e l’idolo calcistico, prescelto come architrave del suo percorso, erano, come si può ben immaginare, del tutto estrinseci, posticci e sconclusionati. Per esempio, per giustificare la scelta del "fanciullino" di Pascoli come argomento selezionato di letteratura italiana della mappa elaborata, Pasqualino ha addotto la profonda ipotesi filologica per la quale Totti è soprannominato a Roma "er pupone"; così come, per motivare la scelta di Stevenson e del suo Dr Jekyll e Mr Hyde, Pasqualino ha sostenuto il friabile argomento per il quale Totti, da un lato, è ambasciatore dell’Unicef e, dall’altro lato, quando si trova in campo o sputa in faccia agli avversari o, come più recentemente è avvenuto, molla calcioni nei confronti di altri giocatori. Tralascio di sottolineare i motivi per i quali, secondo Pasqualino, Totti sarebbe filosoficamente riconducibile al Superuomo di Nietzsche (perché altrimenti dovrei malinconicamente indugiare sul tempo perso in classe a sottolineare la dimensione tragica e culturalmente vertiginosa del concetto in questione) oppure perché sarebbe accreditabile il nesso tra lo studio dei "terremoti" in Scienze della terra e la funzione "terremotante" e "vulcanica" che l’attaccante romanista avrebbe nei confronti delle difese delle squadre avversarie. La commissione ha ascoltato, in un’atmosfera a metà tra lo stranito, lo stupefatto e il meravigliato, l’excursus immaginifico di Pasqualino, che ha abbordato gli improbabili accostamenti individuati con una sicurezza spavalda ed anche autoironica, che lo ha messo al riparo dalle ire dei commissari. Fortunatamente, quando il gioco è diventato un po’ più serio e "duro" – e cioè quando la commissione ha cominciato a saggiare la preparazione del maturando, al di là del buffo itinerario multidisciplinare pensato – Pasqualino si è mostrato provvisto di quelle conoscenze disciplinari essenziali e di quella attitudine argomentativa e discorsiva in grado di garantirgli un atterraggio morbido e senza problemi sulla spianata della sua promozione.Conclusione. Pasqualino è studente ironico e intelligente. Mi domando: siamo sicuri che queste virtù che il ragazzo possiede non avrebbero potuto essere valorizzate maggiormente anche senza l’ossessione e l’obbligo di pensare percorsi multidisciplinari bislacchi, concepiti come improbabili pastrocchi dell’esperienza educativa? La domanda dovrebbe essere rivolta ai soloni del pedagogismo contemporaneo, abbacinati dal culto della "forma", del "metodo" e io direi anche, facendo ricorso al mio amato vernacolo, del "pacco" e refrattari alla sostanza culturale ed umana dell’atto educativo.

Gennaro Lubrano Di Diego

Trovo il suo resoconto, caro professore, oltre che godibilissimo, decisamente illuminante. Spero che al Ministero abbiano tempo e modo di dargli un’occhiata e di rifletterci su. Devo dire, però, che il suo maturando (ormai divenuto maturo) ha affrontato il "percorso multidisciplinare" con un passo niente male. Vista la stralunata base di partenza, mi sembra proprio un piccolo miracolo. O, meglio, una buffa ciliegina su una torta (la sua preparazione complessiva) comunque ben fatta. Grazie per avercene fatto assaggiare un po’...
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