giovedì 9 settembre 2010
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Una giornata di intensa popolarità, ieri, per Ildegarda di Bingen, fustigatrice del clero corrotto reo di abusare dell’infanzia. Novecento anni fa. Non vi sembra vero? Infatti, non è vero. Ma a qualcuno è parso (o sarebbe piaciuto) che così fosse. Che davvero ieri mattina, durante l’udienza generale, Benedetto XVI fosse tornato a parlare di pedofilia a partire dalla figura e dall’azione di questa straordinaria donna e cristiana, mistica coltissima e compositrice di canti religiosi di meravigliosa bellezza. Sant’Ildegarda però non ebbe a che fare con i pedofili, ma con i catari... illustrissimi sconosciuti per i più. E il Papa, ieri, ha ricordato una cosa ovvia e cruciale: vano è modificare le strutture, se i cuori non subiscono un radicale mutamento; inutile è costruire nuovi assetti organizzativi, se non ci si converte.E la pedofilia, allora? Che c’entra? Nulla. Ieri, infatti, il Papa non ha neanche accennato al problema della pedofilia. Ha citato gli «abusi del clero» di quel tempo remoto. Abusi sessuali? Nei confronti di bambini? Macché. Gli abusi erano anche e innanzitutto di potere, nel dodicesimo secolo. E il primo grande corruttore, allora come oggi, era il denaro. Ma questo non ha impedito ad alcune agenzie italiane di far apparire sugli schermi dei pc delle redazioni titoli di questo tenore: «Pedofilia: Papa, penitenza può più di cambio strutture» o «Pedofilia: serve penitenza più che cambio strutture». Come se l’udienza generale fosse stata dedicata a questo. Invece papa Ratzinger aveva ricordato una grande santa e la pretesa dei catari di risolvere i problemi della Chiesa praticamente distruggendola, modificandone la struttura fino a renderla tutta un’altra cosa.Gli ultimi anni sono stati un florilegio di manipolazioni, furbe o maldestre, di cui abbiamo a malincuore dato conto. Papa, vescovi e Chiesa tutta citati troppo spesso non per ciò che dicono, ma per ciò che non si sognano di dire. Spesso solo per fare titolo, qualche volta proprio per fare male. Basta, in certe occasioni, un abile taglia-e-cuci. In altre, come ieri, è sufficiente lasciarsi scivolare nell’invenzione. Ma poiché la sparata era grossa, veramente grossa, qualcuno in redazione deve averla fatta notare... E così s’è anche cercato di porre riparo allo sbrego, evocando "implicite" intenzioni di Benedetto XVI.A noi cronisti tocca, però, il rispetto della verità delle parole e dei fatti. Non atti di fede, ma autentico esercizio di laicità. Chi ci legge e ci ascolta non può essere preso in giro.
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