sabato 30 luglio 2011
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Non sappiamo quale sorte e quali effetti infine avrà il ddl sul cosiddetto «processo lungo». Il ministro e vari grandi penalisti assicurano che non causerà rivoluzioni (e allora perché affannarsi tanto?). Magistrati e insigni giuristi annunciano, invece, effetti deflagranti (possibile che parlino a vanvera?). Autorevoli addetti ai lavori avvertono che, comunque, appesantirà i già catastrofici tempi della giustizia mentre grintosi polemisti parlano di «favore alle mafie» (ed entrambe le prospettive sono un incubo). Noi ci chiediamo: che bisogno c’era di creare questo trambusto? E dov’è finita l’idea – quella, sì, seria – di aprire finalmente il cantiere della grande e armonica riforma di cui la nostra giustizia ha bisogno?
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