giovedì 26 gennaio 2023
La scelta del governo irlandese, approvata dalla Commissione Europea, di apporre etichette sugli alcolici per evidenziarne i rischi
È l'eccesso di alcol che fa male. Si dica chiaro

Imagoeconomica

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Effetti benefici solo con consumi modesti e non per i giovani La scelta del governo irlandese, approvata dalla Commissione Europea, di apporre etichette sugli alcolici per evidenziarne i rischi sulla salute ha riaperto il dibattito sul consumo di bevande alcoliche, in Italia come in altri Paesi del continente. L’etanolo (più semplicemente chiamato alcol) è una delle sostanze psicoattive più frequentemente consumate, in diverse popolazioni, attraverso bevande quali vino, birra e superalcolici. Il consumo di alcol, prevalentemente sotto forma di vino, ha sempre fatto parte della cultura italiana e di quella di altri Paesi dell’area mediterranea, tanto da essere considerato un alimento della dieta quotidiana. La produzione di vino in Italia ha un valore annuo di circa 14 miliardi di euro.

Numerosi studi scientifici sull’uomo hanno evidenziato che l’elevato consumo di alcol è associato a un aumento di rischio e di mortalità per diverse malattie croniche, tra cui malattie cardiovascolari, tumori e malattie del fegato. Il Global burden of disease, progetto coordinato dall’Institute for health metrics and evaluation dell’Università di Washington, ha recentemente stimato che nel mondo circa il 2,2% dei decessi nelle donne e il 6,8% dei decessi negli uomini sono attribuibili al consumo di alcol, per un totale di 2,8 milioni di decessi (di cui circa 800.000 per malattie cardiovascolari, 600.000 per tumori, 440.000 per incidenti e 330.000 per cirrosi). In Italia i decessi da alcol sono 41.000, 13.000 donne e 28.000 uomini. L’Agenzia internazionale per la ricerca del Cancro (Iarc) di Lione, dell’Organizzazione mondiale della sanità (1988), ha classificato l’alcol come cancerogeno per l’uomo sulla base delle evidenze scientifiche riguardanti un significativo aumento di rischio e di mortalità per numerosi tumori, tra cui in particolare quelli delle alte vie respiratorie e digerenti (quali cavo orale, faringe, esofago e laringe) e del fegato. Nel 2007 la stessa Iarc ha stabilito che il consumo di alcol aumenta anche il rischio di tumori dell’intestino, della mammella, del pancreas.

Negli ultimi decenni analisi combinate di un ampio numero di studi su migliaia di individui con neoplasie hanno messo in evidenza che non vi è una soglia di sicurezza per l’alcol al di sotto della quale il rischio di tumore nel complesso è nullo: anche una o due unità alcoliche al giorno (circa 12 o 24 grammi) sono associate a un aumento, seppur limitato, di rischio di tumore. Questo è valido per i tumori non solo del cavo orale, faringe, esofago (che sono più fortemente associati al consumo di alcol) ma pure della mammella. E anche se il rischio per il tumore della mammella conferito da basse dosi di alcol è limitato (con un aumento di circa il 5% rispetto ai non bevitori), questo può costituire un rilevante problema di salute pubblica considerando che questo tumore è molto frequente nelle donne. Non conosciamo ancora il meccanismo con cui l’alcol favorisce lo sviluppo dei tumori, ma sappiamo che può modificare il Dna con meccanismi probabilmente diversi a seconda dell’organo bersaglio.

Tuttavia, a differenza del tabacco per cui non è mai stato dimostrato alcun beneficio, per l’alcol numerosi studi osservazionali condotti negli ultimi 50 anni hanno indicato che un modesto consumo di alcol è associato a una riduzione di rischio e di mortalità cardiovascolare, mentre il rischio tende ad aumentare al crescere del consumo. In particolare, un’analisi combinata di oltre 84 studi provenienti da tutto il mondo ha mostrato che i bevitori di 1-2 unità alcoliche al giorno hanno un rischio ridotto di circa il 15-25% di avere malattie cardiache rispetto ai non bevitori. Per quanto riguarda gli ictus cerebrali è stata osservata una riduzione significativa di rischio del 15-20% per un consumo di meno di un’unita alcolica al giorno e nessuna associazione significativa per consumi moderati (tra 1 e 4 unita al giorno), mentre 5 o più unità alcoliche al giorno sono associate a un aumento del rischio tra il 40 e il 60%. In base a queste evidenze, il consumo giornaliero di una unità alcolica per le donne e di due per gli uomini sembra conferire una protezione su malattie cardio e cerebrovascolari. Studi biologici hanno dimostrato un effetto benefico dell’alcol sui grassi nel sangue e sulla coagulazione, il che può spiegare la riduzione di rischio di malattie cardiovascolari, soprattutto in relazione a un moderato consumo di alcol. La presenza di resveratrolo, polifenoli, flavonoidi e antocianidine nel vino spesso invocata per i benefici che possono dare queste sostanze è comunque a concentrazioni che per essere attive richiederebbero elevati consumi. Un’analisi del Global burden of disease del 2022 indica che il vantaggio indotto dalle piccole dosi di alcol non si applica ai giovani adulti sotto i 40 anni.

Un discorso a parte deve essere fatto per gli effetti dell’alcol sul cervello, soprattutto per quanto riguarda i giovani in cui è ancora in fase di sviluppo. Inoltre, il consumo di alcol deve essere considerato negativo per chi si debba mettere alla guida di autoveicoli. In definitiva, pur ribadendo l’effetto cancerogeno dell’alcol, va riconosciuto che a piccole dosi si possono avere benefici effetti cardiovascolari. Comunque, è importante che i consumatori abbiano adeguate informazioni sui danni da alcol. Si ritiene perciò che i prodotti con contenuto alcolico oltre a mettere in evidenza la quantità di alcol contenuto, dovrebbero riportare sull’etichetta una frase del tipo: «Un consumo eccessivo è nocivo alla salute» e «Questo prodotto non deve essere utilizzato dai minorenni».

Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs Milano

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