Le lucenti sorprese del giullare inverno
venerdì 21 febbraio 2020

Qualcuno vedi che si incanta. Fermo in macchina, oppure vicino alla bici, o appena sceso dal motorino, togliendosi il casco. Guarda nell’aria tersa, sorpreso. Questo inverno con il sole porta problemi di smog e siccità, sottili e insidiose polveri nelle grandi trame di città, però regala spettacoli violentemente belli. Un azzurro potente, teso, luminoso. E questo azzurro pulito fa risaltare in modo insolito profili delle case, delle colline, i colori, le sfumature dei campi, di certi crinali. Cose che spesso durante l’anno per l’umidità, per le nuvole, per le caligini o anche per l’afa appaiono meno nette. Anche le facce delle persone per strada, magari mezzo imbacuccate per il gelo pungente, sembrano più nette, gli occhi più lucenti. Insomma uno spettacolo insolito, regalato a patto di sollevare lo sguardo, come sempre. Se guardi l’ombelico o la punta delle scarpe questo inverno lucente te lo perdi. E quindi ti perdi certi verdi, certi ocra, certi profili perfetti e movimentati di colline. E ti perdi certe sfumature, ti sfuggono certi ritmi, certe varietà. Se invece sollevi lo sguardo la luce ti regala visioni, splendori, sorprese magari dove passi tutti i giorni, in certi scorci che sono sempre lì ma così non li hai mai visti.

Un tramonto invernale

Un tramonto invernale - Ansa

L’inverno col sole se pur freddo a volte ci scalda il cuore. Chi l’avrebbe mai detto? Il mondo è strano, a volte ci chiama, ci strappa quasi con violenta bellezza, con uno schiaffo di luce e di freddo, dalla pigrizia dello sguardo. Se lo sguardo è pigro, infatti, tutto in noi diventa pigro, il cuore, la mente, le mani... E così arrivano queste visioni impreviste, queste sorprese che non vengono da nessun video, da nessun canale social, da nessun effetto speciale di marketing, ma da lei, dalla luce e dalla sua danza sulle cose. Un inverno sorprendente, come un mago che si è intrufolato tra le strade, i viali, le campagne solite e le mostra come mai viste. Ma chi è questo mago della luce? Che in inverno non va in letargo, ma ha dei guizzi liberi, dei prodigi, piccoli e grandi. Quasi che si prendesse gioco della nostra pigrizia di sguardo, del nostro cedimento alla abitudine, come per mettere in crisi, insomma, l’idea che abbiamo che il mondo in fondo sia sempre, sempre uguale, invece che un’avventura...

Bellissimo inverno, silenzi strani, luci sorprendenti! Forse mentre strepitano molte voci, mentre ci propongono abbonamenti a cinquantamila canali di intrattenimento, mentre ci vogliono imbottire di droghe per essere tra assonnati e istupiditi, ecco mentre ci vogliono poco attenti, ecco arriva un inverno gelato e coloratissimo. Un tempo si parlava del Generale Inverno, protagonista della Seconda guerra mondiale come artefice della disfatta di un esercito potentissimo e agguerrito. Questo inverno non è un Generale, non è contro nessuno, non ha nemici da fermare, somiglia di più a un giullare. A un artista libero che ama sorprendere. Per i suoi prodigi usa per così dire materiali semplici e meravigliosi, il cui valore spesso non riconosciamo più: la luce, l’aria, le linee. E così facendo rende tutto più bello: le file di alberi nelle pianure, le corse dei fossi, il gioco di ombre e chiarori sui muri, le linee dei volti, i riflessi sui capelli, e, per chi li vede, quel che Manzoni chiamava «l’andirivieni » dei monti e le azzurrità del mare.

Abbiamo assistito, paradossalmente, in questo inverno, tempo della pausa della terra, a un risveglio del mondo nei nostri occhi. Non è casuale. Come se l’inverno ci volesse dire, in questa epoca di sentimentalismi a buon mercato, di retorica continua sulla passione, che, al contrario, in quel che ci appare freddo, rigido, distante a volte si nascondono tesori. E come se ci volesse dire, in questa epoca delle frenesie e dei mille appuntamenti: guarda bene, in ciò che pare fermo, concentrato, avviene uno spettacolo, si generano meraviglie. Ora che quei giorni di sole e di gelo si sono trasformati per molti luoghi in giorni uggiosi, piovosi, di luce torbida, di umide scoloriture, ecco ci manca il messaggio che il Giullare Inverno ci dava. Ci manca quella luce che nel gelo rivela, che fa brillare, che ci riserva sorprese. Speriamo che torni. Intanto cerchiamone la coda lucente. La sua sorprendente indicazione.

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