San Francesco, la forza che unisce in questa epoca di divisioni

Un anno fa lanciai l'idea, ora la Camera ha votato all'unanimità la reintroduzione della festa. Bello unirsi nello sguardo a chi può ispirare a tutti l'intenzione di dare il meglio di se stessi
September 25, 2025
I segni sono importanti. Se non lasciamo segni dietro di noi, lasciamo solo marchi e rovine. Che la Camera dei Deputati abbia votato praticamente all'unanimità la reintroduzione della festa di San Francesco è un segno importante. Proposi lo scorso anno parlando da Assisi questa idea, facendomi interprete di tanti. Osai, era un azzardo. Ma che in questo momento di divisioni che lacerano la storia del mondo e quindi anche, inevitabilmente, il nostro Paese, ci si possa almeno unire, se non nelle idee o nella loro realizzazione, almeno nello sguardo a chi può ispirare a tutti l'intenzione di dare il meglio di se stessi è molto significativo. San Francesco è di tutti non perché è una bandiera che tutti possono alzare secondo le proprie idee o peggio ideologie. È di tutti perché tutti abbiamo bisogno di lui, del suo volto, della sua opera.
Al Comitato Nazionale che indegnamente presiedo, da poeta cristiano di “rito romagnolo” e senza tessere di nessun partito, abbiamo dato come motto “San Francesco: un’esplosione di vita”. Perché dal santo umile di Assisi è sorta un'onda di amore per la vita, anche la più disgraziata e peccatrice, anche la più lontana e segreta. In ogni campo, dall'arte alla medicina, dall'economia alla poesia. La sua figura meravigliosa e disturbante come quella di tutti i geni e i santi, nutre l'esperienza di persone di ogni tipo, di ogni ideologia, di ogni cultura. Notissime o ignote. E oggi la nostra umanità ferita, la nostra umanità che tende all'ingratitudine, al dissidio, la nostra natura come sempre imperfetta, e la fame di cielo, la nostra fame di infinito han bisogno di lui. Di un patrono in cielo, non di padroni sulla terra. Di un fra’, di un amico, uno che ci faccia avvertire e intravvedere l'abisso della misericordia dell'Altissimo Onnipotente Buon Signore. Il segno di unità dato da un Paese che per il resto (da secoli) tende a dividersi su tutti – a volte in modo naturale e sano, altre volte in modo violento e grottesco – è un segno di speranza. E di metodo, se così si può dire. Non sono le idee, o il loro compromesso, e tantomeno la sopraffazione di uno sull'altro che generano momenti di tregua, di unione. Ma solo lo sguardo rivolto a qualcuno di grande, anche se piccolo e umile, a qualcuno che sa amare senza possedere, a qualcuno che testimonia un amore al mondo più grande del proprio interesse.
San Francesco è un movimentatore di anime che altrimenti potrebbero cristallizzarsi nel rancore, specialmente in un’epoca di guerra mondiale. E a coloro che dicono che questo indicare san Francesco e la sua festa non sarebbe una priorità visto i guai che abbiamo, grido: È proprio adesso! è proprio adesso che dobbiamo tutti guardarlo, adesso che le ombre si allungano, adesso, mentre morde di più il potere non solo economico e politico ma anche quello feroce nei rapporti personali, che dobbiamo guardare e lasciarci guardare da Francesco. Come i lebbrosi si facevano guardare e baciare da lui. Guardarlo e lasciarci guardare da lui è l'unica forza che unisce, non le nostre astuzie o strategie. Lo ha dimostrato in modo come sempre colorito e vivace pure il nostro parlamento aderendo anche con le forze di opposizione alla proposta lì rappresentata da due partiti di governo, Noi moderati e Fratelli d'Italia. E che questo avvenga in un momento di durissimo scontro su molti fronti fa sperare, indica un strada, un salutare scandalo. Si tratta di non avere paura di scandalizzare il potere del mondo. Ma con azioni che siano fuori dal potere e dalle ideologie. Con azioni sante o che alla santità tendano. Anche in parlamento.

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