Il nostro dovere e questo sistema che non 'vede' migranti e ultimi
sabato 4 gennaio 2020

Gentile direttore,
torno su un fatto che avrebbe dovuto emozionare tanti e muovere il sistema informativo italiano. A poche ore dal Natale, i profughi raccolti nel Mediterraneo dalla nave 'Ocean Viking' sono sbarcati a Taranto. La grande informazione, dai giornali alla televisione, ha ignorato la notizia, salvo rari e brevi servizi con immagini verosimilmente riprese da qualche soccorritore o trafiletti di poche righe relegati in un angolo delle cronache. Niente inviati, niente racconti sulle vicissitudini del loro viaggio, nemmeno notizie sulla loro provenienza. Ecco, i migranti non sono più un argomento di cui occuparsi in modo diffuso e approfondito, mentre ogni giorno si dà spazio a logorroiche, ripetitive, scialbe dichiarazioni di questo o quel personaggio politico preoccupato del proprio futuro elettorale. Mi chiedo se il sistema italiano dell’informazione trovi mai occasione per riflettere su queste schizofrenie. Cordiali saluti e auguri.

Vincenzo Oliveri Loreto (An)

Accolgo la sua amara riflessione, gentile amico, ma posso fare solo questo. Anzi no. Voglio e debbo dirle che ha ragione: purtroppo la disattenzione o l’attenzione sospettosa e/o morbosa per i profughi via mare verso l’Italia sono un atteggiamento radicato nel sistema politico- mediatico italiano (e non solo). Ma posso anche confermarle ciò che già sa, e cioè che 'Avvenire' fa e continuerà a fare scelte informative diverse, per fare con correttezza il suo lavoro di cronaca, dando giusto peso a ciò che lo merita, e nella speranza di contribuire a cambiare il clima informativo del nostro Paese e a correggere 'tic' e inerzie imperanti. Ecco perché sulle nostre pagine gli 'ultimi'- che siano migranti o senza dimora, abusati o marginalizzati, perseguitati o malati, bombardati o drogati, derubati o schiavizzati - restano al centro dell’attenzione. Mi piace usare le parole che nel 2018, per i nostri 50 anni, ci ha rivolto papa Francesco, confermando un tratto caratteristico del quotidiano che oggi io dirigo: «Nessuno detti la vostra agenda, se non i poveri, gli ultimi, i sofferenti...». Ricambio di cuore saluti e auguri.

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