venerdì 5 aprile 2013
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Giocare con i fiammiferi in un deposito di carburante è un comportamento così oggettivamente sconsiderato e di una tale estrema pericolosità da far passare in secondo piano le reali intenzioni di chi lo mette in atto. Capire che cosa voglia davvero Kim Jong-un è un discorso importante, ma va tenuto distinto dalle fibrillazioni che il suo agire ben più che temerario crea in un’area tra le più militarizzate al mondo. L’intelligenza strategica dei moventi di Kim – il terzo della sua famiglia sul trono stalinista della Corea del Nord – potrebbe infatti consigliare atteggiamenti e contromosse che la straordinaria pericolosità della situazione richiederebbe magari di evitare.Un doppio registro di lettura sembra infatti essere quello che muove la diplomazia americana, che mentre chiarisce a Kim che anche le provocazioni hanno un limite di sopportabilità, oltrepassato il quale rischiano di "raggiungere lo scopo", dall’altra parte tiene a freno i propri muscoli e soprattutto tenta di rassicurare i propri legittimamente inquieti alleati del Sud (e del Giappone) attraverso la triangolazione diplomatica con Pechino.L’Asia nord-orientale è una regione molto militarizzata, caratterizzata da un immobilismo che nasconde una quiete solo apparente. I suoi confini sono immutati dalla fine del secondo conflitto mondiale e sono sopravvissuti alla guerra che nel 1950 proprio il nonno di Kim Jong-un scatenò a tradimento contro il Sud. Allora, sotto l’egida dell’Onu, gli Stati Uniti intervennero per sostenere il Paese aggredito e, a seguito della reazione cinese, il mondo si ritrovò a un passo da un nuovo scontro mondiale.Neppure la fine della Guerra fredda, la scomparsa dell’Urss e l’ascesa della nuova Cina hanno scalfito la situazione della penisola coreana, dove il regime di Pyongyang assomiglia a un "fossile vivente". Nonostante gli odierni rapporti tra la Cina e gli Stati Uniti siano molto diversi, Pechino continua a ritenere funzionale ai propri interessi la sopravvivenza di una satrapia comunista che contribuisce a tenere ad alcune centinaia di miglia dai propri confini le truppe americane. Le autorità cinesi nascondono sempre meno l’insofferenza per l’ingombrante presenza politica e militare americana in Asia orientale. D’altro canto, proprio la presenza americana è quello che ha consentito a Pechino di rendere credibile la proposta di una crescita della propria potenza "armoniosa" rispetto agli interessi della regione.Si tratta di una partita complessa, delicata e sempre in bilico, che di tutto ha bisogno fuorché dell’azione destabilizzatrice del riottoso alleato del Nord. Da quando Pyongyang ha avviato la sua sfida nucleare a vicini, alleati e nemici, si sono fatte ricorrenti le voci circa un possibile riarmo nucleare di Corea del Sud e Giappone, si è riconsolidata la relazione tra Usa da un lato e Giappone e Corea dall’altro, si è fatta nuovamente intensa la ricerca di intese politico-militari ad ampio raggio nel Pacifico incentrate sulla presenza americana: tutti scenari invisi però a Pechino, che rischia di vedere vanificati o ridimensionati i propri sforzi per acquisire una maggiore rilevanza strategica regionale, per la quale da anni sta investendo massicce risorse economiche.Proprio il progressivo isolamento della Corea del Nord, unito alla paranoia che ha caratterizzato il regime fin dalla sua nascita e ai precedenti tutt’altro incoraggianti, rendono la situazione estremamente tesa e pericolosa. Tantopiù che il governo della Corea del Sud, in questo sostenuto dagli Usa, ha chiarito che se alle parole aggressive dovessero seguire i fatti, Seul questa volta al fuoco risponderà con il fuoco. Si tratta di dichiarazioni che hanno un senso ben più drammatico se solo si ricorda che ancora nel 2010 la Corea del Sud lasciò impunita l’aggressione immotivata e a tradimento da parte del Nord, che aveva portato all’affondamento di una corvetta e alla perdita di 46 vite umane. È proprio questo il doppio registro, fatto della necessità di dissuadere efficacemente Kim e i suoi senza dimenticare che il rischio che la situazione possa sfuggire di mano è tutt’altro che ipotetico.
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