Non per allarme, ma per custodire
domenica 25 settembre 2022

Oggi si vota. O almeno si dovrebbe. Ma si dovrà. Sì, bisognerà pur farlo. Due mesi fa, mentre si apriva un’inedita (per l’Italia repubblicana) campagna elettorale d’estate, questa prima pagina propose un’articolata speranza e un auspicio. L’auspicio era che emergessero e prevalessero, «buonsenso popolare e pacifico coraggio», e che la spinta all’astensione indignata o disorientata o rassegnata si attenuasse e che il nostro voto contribuisse a rimettere su una giusta rotta il nostro Paese e l’Europa comunitaria in questo tempo minacciato, insanguinato e impoverito da guerra, speculazioni e crescenti disuguaglianze. La speranza era che tutto questo avvenisse nonostante lo choc del fuggi fuggi crisaiolo dal "governo della responsabilità" voluto dal presidente Sergio Mattarella e guidato da Mario Draghi e nonostante la larghissima incapacità dell’attuale politica di rappresentare la non remissiva ma fortissima volontà di pace della grande maggioranza degli italiani.

A tirar le somme, due mesi dopo, c’è poco da sorridere e molto da preoccuparsi. E i vaticini sull’esito delle elezioni allarmano francamente meno delle parole e dei gesti sventati o provocatori piovuti da una parte e dall’altra e dall’altra ancora. Sia chiaro, meglio ripeterlo, non siamo in una notte in cui tutto e tutti sono uguali. Le differenze ci sono, e si sentono e si vedono. E se c’è da essere certi che nel voto verrà penalizzato chi ha inanellato più ostinazioni e distrazioni, ci si può solo augurare che paghi dazio anche chi ha sciorinato più esagerazioni propagandistiche. Ma ricordiamoci tutti che siamo in una democrazia vera, e che la partecipazione delle cittadine e dei cittadini è essenziale per custodirla e per evitare derive rischiose in un’Europa e in un mondo che tornano a perdere equilibrio come cent’anni fa. Ogni voto mancante è una spinta verso un potere senza buonsenso.

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