Durissimo e fragile è anche il mio «caregòn de Dio»
giovedì 11 agosto 2022

È crollata una fetta della parete nord del monte Pelmo, una fetta lunga e larga, che ha sollevato un nuvolone di polvere e di sassi, visibile a chilometri di distanza. Fatalità, mi trovo nella zona. Il Pelmo è un monte che amo, quand’ero un giovane tenente degli Alpini son salito fin sulla cima: la vetta del Pelmo è larghissima, non è un cocuzzolo ma una piazza, disseminata di promontori con nevai e ghiacciai perennemente sgocciolanti. Sotto uno di quei rigagnoli d’acqua il sottoscritto ha fatto la doccia.

Ai piedi del Pelmo (anzi, del Pelmetto, suo fratello minore), c’è un lastrone di roccia segnato da orme di animali. Sono dinosauri. Quando la montagna era in formazione, lì il terreno era melmoso, i dinosauri passando vi lasciavano le impronte dei piedi, poi quel terreno fu sollevato in verticale dalla formazione del monte, e infine, indurito, si staccò a fette. Oggi turisti francesi, inglesi e tedeschi sostano curvi, a scrutare quelle orme, che sono parole di milioni di anni fa. Le guardo anch’io, ma non le capisco. Capisco solo che qui c’era la vita, c’erano animali.

I valligiani collegano il Pelmo a Dio, e questa montagna alta (più di tremila metri) e quadrata gli sembra la poltrona dalla quale Dio guarda il mondo: El caregòn de Dio. Sono stato sul caregòn, e mi son seduto. Tutto ciò che riguarda il caregòn mi riguarda.

Adesso qui l’altra notte c’è stato un violento scossone con massiccio distacco di pietre. Il mondo si sgretola. Le fotografie del Pelmo scattate prima di ieri non sono più valide. Son come le foto delle Due Torri: prima o dopo l’11 settembre. Non avevo mai pensato che le grandi montagne potessero cambiare profilo, ma così è. Il motto 'tutto cambia' non ha eccezioni. Lì dove la notte scorsa è caduta una fetta del monte, era già caduta un’altra fetta, pochi anni fa, e aveva travolto e ucciso due soccorritori italiani: una comitiva di turisti tedeschi era stata bloccata dall’improvvisa caduta di sassi, i tedeschi chiamano aiuto, i soccorritori di Belluno partono in gruppo e li salvano, ma muoiono due di loro.

Tutte queste montagne sono franose, Civetta, Antelao, Pelmo. Altissime, durissime, sembrano eterne ma sono friabili, dunque mortali. In qualunque momento e da qualunque luogo può partire una richiesta di aiuto. I soccorritori sono sempre all’erta, pronti a partire.

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