Cresce ancora il civismo oltre la politica usa e getta
mercoledì 15 giugno 2022

La prova generale delle Politiche 2023 ha avuto un esito sorprendente, che va oltre la vulgata ufficiale. Chi indica in Fratelli d’Italia, dentro il centrodestra, e nel Partito democratico, nell’alveo del centrosinistra, i vincitori della partita elettorale delle Amministrative, dimentica infatti che sui due gradini più alti del podio vanno due altre realtà politiche: il partito del non voto e dell’astensione, di gran lunga il più forte da alcuni anni a questa parte almeno nelle consultazioni territoriali, e il fronte delle liste civiche, frastagliato e frammentato quanto si vuole eppure capace di imporre il suo peso nelle diverse alleanze con i vari schieramenti locali. È inutile dire che per essere competitivi da qui a un anno si dovranno fare i conti con questa geografia elettorale, tutt’altro che statica.

Del peso dell’astensione si è già detto molto su queste pagine e colpisce che abbia interessato quasi un cittadino su due anche alle Comunali, quando è in gioco il livello di governo considerato più prossimo e vicino al cittadino. Se la mobilitazione complessiva va dunque diminuendo, e tale segnale di disaffezione non può che interrogarci, bisogna poi ulteriormente scavare dentro le dinamiche di chi alle urne ci è andato, per capire quel che sta cambiando.

La vitalità delle liste civiche, confermata fortemente dall’ultima tornata elettorale, è uno dei fenomeni del sistema Italia: secondo uno studio pubblicato ieri da YouTrend, i rappresentanti del cosiddetto civismo hanno avuto un peso determinante nell’affermazione dei sindaci, a seconda degli schieramenti. Hanno fatto 'la parte del leone', raggiungendo rispettivamente il 22% in appoggio ai partiti di centrodestra e il 20-21% a sostegno delle forze di centrosinistra.

D’altronde, la forza dei primi cittadini in Italia (e dei candidati che li sostengono senza colori o appartenenze politiche predefinite) non è nuova: negli anni Novanta prese forma nel progetto politico Centocittà, lanciato da sindaci d’Italia, come Francesco Rutelli, Massimo Cacciari, Leoluca Orlando ed Enzo Bianco. Oltre un decennio fa, lo stesso Movimento 5 Stelle intuì che la forza delle liste civiche messe 'in rete' poteva dare un contributo fondamentale al bacino di consensi in uscita dai soggetti tradizionali. Il combinato disposto con i meet up e la presenza online fu allora decisivo.

Il problema è che poi questi tentativi, alla prova dei fatti, sono durati poco e non hanno sortito effetti di sistema. Se però, come ha scritto Eugenio Fatigante ieri sulle colonne di questo giornale, i candidati sindaco usciti vincitori nell’ultimo fine settimana, hanno un profilo civico positivo e 'centrale' nelle logiche territoriali, perché non valorizzarli su base nazionale? Le risposte sono diverse: perché ci sono liste civiche più connotate politicamente di altre, una sorta di 'abito in maschera' dei partiti; perché progetti nati sul territorio non sono pensati per avere una declinazione nazionale e, infine, perché a volte l’idea di una lista civica nazionale si presenta come velleitaria e distante, quasi una contraddizione in termini rispetto alle origini. Il resto lo fa la fast politics, la politica superveloce di questi anni, dove le leadership nascono, crescono e finiscono in poco tempo.

È vero, l’ansia di novità e la voglia di volti freschi da parte degli elettori è una caratteristica inedita di questa fase storica. Occorre però strutturarsi sul territorio, per non bruciarsi, e non è detto che questo basterà. È il tentativo che stanno facendo i due partiti usciti in testa, su fronti opposti, dalla partita delle Amministrative, Fratelli d’Italia e il Pd: dare profondità all’offerta politica nelle comunità locali, aprendo sezioni e individuando classe dirigente preparata. Deve far riflettere, soprattutto, questa consunzione velocissima delle leadership odierne, con partiti sempre più deboli al seguito. Al supermercato della politica, le personalità vengono trattate alla stregua di un prodotto: se è di marca e funziona, può avere successo, se finisce fuori moda, è scaduto. Ma la logica dell’usa e getta è pericolosa e rischia di alimentare ulteriore insofferenza. È un monito per chi ha perso. E, ancor di più, è un monito per chi crede di aver già vinto.

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