Come su un altro pianeta (la politica senz'ambiente)
sabato 3 settembre 2022

Chi l’ha visto? Dov’è il Pianeta nella campagna elettorale? Al seminario di Cernobbio in corso i leader economici, che dovrebbero avere i piedi per Terra ben più dei politici, affronteranno finalmente con lungimiranza i due problemi più importanti per tutti noi, finora taciuti da quasi tutti i media? Dai giornali infatti non emerge neppure una parola (perché non ce ne sono) sulla più importante impellenza politica: le riforme per contrastare lo scempio della natura, che sta portando con sé anche lo scempio dell’economia e della società, come ci dicono gli scienziati e molti economisti.

Si parlano quasi solo di chi sta con chi e contro chi, come se 'la politica' fosse soprattutto questo. No, la politica vera è quella che affronta le due grandi emergenze: il degrado ecologico e l’ingiustizia sociale, che sono due facce della stessa medaglia, come scrive papa Francesco: «L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme. Non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale. (...) Non ci sono due crisi separate una ambientale e un’altra sociale bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale» (Laudato si’, 49 e139). Nel resto d’Europa la crisi socioambientale è uno dei temi principali nella parola e negli atti di molti parlamentari, ministri e primi ministri.

Nella consapevolezza che l’obiettivo più importante di una politica socio-ambientale è la 'Sconfitta della povertà' che è, anche nei Paesi ricchi, il primo dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu, accompagnato dall’Obiettivo 10,

'Ridurre le diseguaglianze'. Disgraziatamente, ci stiamo allontanando da essi. In Italia e nel mondo, infatti, la forbice tra i redditi e i patrimoni più alti e quelli più bassi si allarga da decenni. Su un continente straricco come l’Europa, decine di milioni di persone, molte delle quali lavorano, sono povere o sono sulla soglia di povertà (e i minori più degli adulti). Inoltre, milioni di persone devono ricorrere all’assistenza alimentare.

La denuncia di questo scandalo e le proposte politiche per contrastarlo, però, sono assenti dalla campagna elettorale. Anche l’Ocse ammonisce che la crescente sperequazione delle ricchezze è deleteria non solo per il benessere delle persone, ma anche per l’economia e per la società. Gli enormi consumi individuali di pochi e l’indigenza di molti crescono di pari passo. È inevitabile, quindi, operare un trasferimento di ricchezza dall’alto verso il basso, dopo decenni di trasferimenti nel senso opposto. Dove sono nella campagna elettorale le risposte allo scandalo della povertà e della diseguaglianza? Anche provvedimenti puntuali, per esempio il Reddito di cittadinanza e il 'salario minimo', sono preziosi. Ma dovrebbero iscriversi in un politica di riequilibrio sociale di lungo termine. Occorre quindi una riforma fiscale di ampio respiro che riequilibri la distribuzione delle ricchezze e ponga fine alla vergogna della povertà di massa in una società straricca.

Oltre alla componente sociale, una riforma fiscale di ampio respiro dovrebbe includere anche la componente ecologica, ossia dovrebbe tassare meno il lavoro e tassare di più il consumo di risorse (energia, materiali, suolo) e l’emissione di sostanze nocive. Idealmente le due componenti di questa riforma (equità ed ecologia) dovrebbero essere fuse in un unico strumento che gli economisti chiamano Riforma fiscale ecologica, e ultimamente Riforma fiscale socio-ecologica. Nella parola di quasi tutti i politici e i media, inoltre, la connessione 'socio- ambientale', come la chiama papa Francesco, è purtroppo assente. Si parla molto della guerra all’Ucraina e dei fenomeni meteorologici (canicola, incendi di foreste, siccità, tempeste, alluvioni, frane, scioglimento dei ghiacciai). Eppure, anche quando il fuoco della foresta arriva sulla soglia di casa c’è ancora chi non lo sa spiegare.

La parola 'energia' ricorre nei media. Ma si spiega troppo poco che da secoli tutti i modi con cui devastiamo la natura dipendono dalla quantità e dalla qualità dell’energia che usiamo. Nei prossimi vent’anni in Europa la quantità d’energia pro capite va dimezzata ('società a 2000 watt') e la qualità va cambiata (dalle energie fossili a quelle rinnovabili). Risparmiare energia e usare meno combustibili fossili, quindi, non è solo la risposta alla guerra, ma è la principale politica da praticare oggi e nei prossimi decenni.

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