venerdì 29 aprile 2011
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Caro direttore, leggo regolarmente la rassegna stampa che il Movimento per la vita italiana invia quotidianamente a Centri di Aiuto alla Vita e ai Movimenti locali. In quella di ieri, 28 aprile, erano riportati anche tredici articoli che trattavano l’attuale legge in discussione alla Camera dei Deputati sulle 'Dat' (Dichiarazioni anticipate di trattamento). Quattro articoli erano di Avvenire, tratti dalle pagine di 'è vita'), poi vi era un’intervista a Beppe Fioroni, un articolo di Bruno Dallapiccola e uno di Adriano Sofri sulla lettera ai deputati del presidente del Consiglio dei ministri. I restanti sei articoli (Il Sole 24 Ore, Corriere della Sera, La Repubblica, Il Giornale, Il Secolo XIX, Il Foglio) discettavano di 'biotestamento'. Ora gli articoli erano piuttosto corposi e, quindi, non scritti da un qualsiasi Lino De Angelis, ma, presumo, da giornalisti di una certa levatura e su autorevoli quotidiani. Ma perché si ostinano a parlare di "testamento biologico"?Dovrebbero avere tra le mani il testo in discussione e, quindi, sapere bene di cosa scrivere.Anch’io conosco la differenza tra i termini 'testamento' e 'dichiarazione'. Perché continuano a mistificare la realtà e a imbrogliare i propri lettori?Ma è giornalismo, quello?

Lino De Angelis, Cassino (Fr)

La legge all’esame della Camera e in via di perfezionamento e approvazione non sarà una legge sul 'testamento biologico', ma sulle 'dichiarazioni anticipate di trattamento'. E punta a non consentire più che a persone gravemente disabili come Eluana Englaro siano tolti acqua e cibo.Quello che lei segnala succede su quasi tutti i giornali per pigrizia, abitudine e conformismo... O per mero errore. Ma accade anche perché c’è chi scrive quel che vorrebbe che accadesse e non quel che sta accadendo (tra l’altro senza poter accampare scuse del tipo: «Lo faccio, perché in un titolo bisogna necessariamente usare espressioni brevi»; la parola 'biotestamento' è, infatti, assai più lunga dell’acronimo "Dat").Comunque sia, caro signor De Angelis, ha ragione: giocare così con i concetti significa confondere le acque per confondere la gente. E noi, che non siamo infallibili e qualche errore possiamo farlo, sbagli grossi e deliberati come questo non ne facciamo di certo.L’importante è che non ne facciano neppure i parlamentari chiamati a dare all’Italia una legge che rimetta a posto le cose dopo alcune sentenze 'creative' che hanno incredibilmente incrinato il principio del favor vitae su cui sono imperniati il nostro ordinamento giuridico e il nostro sistema sanitario.
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