venerdì 13 marzo 2015
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Il primo furto non si scorda mai. Ma vuoi mettere il primo arresto, la prima denuncia, la prima visita guidata, e ammanettata, in commissariato?  La storia – più storiella che storiaccia – che vi andiano a raccontare è accaduta lo scorso mercoledì pomeriggio a Busto Arsizio, in provincia di Varese, e in sé non avrebbe nulla di eccezionale: banale furtarello di adolescenti annoiati o balordi, o annoiati e pure balordi, in cerca di emozioni forti ma fino a un certo punto. Tre ragazzini entrano in un negozio di abbigliamento del centro e passano all’azione La tecnica è la solita. Strappare la placca antitaccheggio e infilarsi le magliette sotto il giubbotto, una sopra l’altra, stile carciofo. Idem con i pantaloni. I tre si credono dei furboni ma i commessi non sono tonti, notano gli strani traffici, riescono a bloccare due ladruncoli mentre il terzo se la svigna. Giunti sul posto, i poliziotti scoprono che i due hanno 14 e 15 anni, sono stranieri e risiedono da tempo con le famiglie nella Valle Olona. Due adolescenti, arrestati per la prima volta e condotti in commissariato, secondo logica dovrebbero provare (in ordine sparso): paura, vergogna, rabbia, pentimento. Dovrebbero pensare (sempre in ordine sparso): adesso cosa diranno i miei genitori, resterò schedato per sempre, ma che razza di idea idiota ci è venuta in mente, speriamo di uscire di qua al più presto e di non tornarci più. I due invece no. Alzano la mano non per fare una telefonata, non per andare in bagno, non per implorare perdono, ma per chiedere agli agenti di scattare un selfie con loro. E perché no? Il momento è di quelli da incorniciare. Un ricordo indelebile. Qualcosa di cui vantarsi con gli amici: ehi raga, ieri sera siamo stati in commissariato, guardate qua! Un’impresa, una cosa non per tutti. Ci sono finiti perché si son fatti beccare come polli? Non importa, un autoscatto con lo smartphone, con loro sorridenti e i poliziotti non importa come, nel loro giro deve avere un valore enorme. Quasi come, per un quattordicenne anni 60, trovare la figurina di Pizzaballa. Che questa sia una figuraccia poco importa. Non s’erano mai visti dei criminali, sia pur minuscoli, tanto felici della foto segnaletica da volersela scattare da soli. E con chi li ha arrestati. Il commento? Dopo esserci spremuti le meningi in cerca di un’idea originale, profonda, educativa, edificante la conclusione temiamo sia banale e non all’altezza di questa pagina ma tant’è: quei tipi non solo si vestivano a carciofo, ma avevano gli stessi neuroni di un carciofo. Restituiti alle loro famiglie, ci auguriamo che i genitori non gli abbiano fatto i complimenti per l’impresa. Finita con una doppia delusione: abbiamo il sospetto che i poliziotti abbiano declinato l’invito al selfie, e neanche gentilmente.
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