venerdì 29 luglio 2011
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Caro direttore, le scrivo in merito all’articolo di Danilo Paolini “Il tricolore non si tira giù” del 27 luglio. Non ho niente da contestare, vorrei solo aggiungere, come madre di due figli studenti di 21 e 14 anni abitante della ormai famosa Valle di Susa, che per me, noi No Tav abbiamo già vinto per un sacco di motivi: viviamo sulla nostra pelle situazioni che vengono riportate dai giornali in modo distorto (non mi riferisco al suo giornale); questo ci ha fatto capire che qualunque cosa leggiamo, dobbiamo vederla sotto più punti di vista e andare il più vicino alla fonte per non essere quotidianamente ingannati. Da anni manifestiamo contro la costruzione della Tav e quanto è successo ci ha fatto diventare più sensibili a ciò che accade nel mondo; sappiamo cosa vuol dire non venire ascoltati, venire attaccati da tutte le parti, non venire considerati: questo crea coesione invece di dividere! Abbiamo imparato a documentarci; siamo informati su tutto quanto riguarda l’opera; partecipiamo a serate informative, non come i politici che parlano senza essere mai – e dico mai – venuti in valle. Viviamo una democrazia partecipata; alle comunali ci siamo spesi per produrre insieme ai candidati un programma condiviso con comizi in varie zone del paese: bisogna ascoltare la gente! E dopo l’elezione non abbiamo lasciato soli i nostri sindaci, continuiamo allo scopo di preservare il bene comune! Ci troviamo periodicamente, qui in valle, in assemblee dove ognuno può esprimere il proprio parere e dove le decisioni sono condivise. Prepariamo le manifestazioni, che diventano momenti di festa, di ritrovo tra le famiglie; ci si conosce ormai tutti, anche se di paesi diversi. Si è fieri di essere valsusini (oltre che italiani), di vivere in questa che è stata la valle dei nostri avi, anche chi qui è “trapiantato” ha trovato una nuova casa. Sappiamo che non si può ferire la terra che si calpesta, quella che ti sta intorno. Ci si trova insieme tra persone di tutte le età, di tutti gli schieramenti politici, cattolici e no; sembra impossibile, i giovani che ascoltano gli anziani come si ascolta un saggio e gli anziani che prendono in considerazione le idee innovative dei giovani. Abbiamo capito che le idee (anche le nostre) corrono veloci sul web, che tanti in Italia hanno compreso che uno sviluppo sostenibile è possibile, non come dicono i governi. E questo vale soprattutto oggi, quando 150 professori universitari (che formeranno i nostri giovani e progetteranno il nostro futuro) hanno scritto al presidente Napolitano perché riconsideri l’opera, fornendo le prove della sua inutilità (e questo non l’ha detto un povero valsusino...). Purtroppo dai media emerge solo la parte violenta, fa più rumore (e soprattutto notizia) un albero che cade (la violenza), che una foresta che cresce (le manifestazioni con le famiglie, gli anziani e i bambini), ma noi cattolici non ci perdiamo d’animo, abbiamo varie iniziative di preghiera.So che noi No Tav abbiamo già vinto, perché tutto ciò è una scuola di vita per i miei figli. Credo di vivere in un luogo magnifico, che amo come amo la nostra bellissima Italia.

Antonella Cugno

Sarei contento di vivere in un Paese (e in città) dove tutti partecipano e argomentano come lei, cara signora Cugno. Grazie per quello che ha scritto (anche per ciò che non mi convince) e grazie pure per non aver messo Avvenire nel mazzo dei giornali che “distorcono”. Noi facciamo cronaca, raccogliamo pareri tecnici e opinioni differenti, diciamo la nostra spesso con passione, ma sempre con vero rispetto per i fatti, per le persone e per le loro teste pensanti. Spero che prendano esempio da lei non soltanto i suoi due ragazzi, ma tutti coloro che – su ogni fronte – sono tentati dagli slogan facili, dall’anti-democrazia, dalle maniere spicce o, come purtroppo è accaduto, da una premeditata violenza.

Marco Tarquinio

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