giovedì 31 marzo 2011
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Mentre l’Italia deve fronteggiare le conseguenze assai pesanti della situazione che si è determinata nell’Africa settentrionale, in Parlamento e nelle sue immediate vicinanze si recita un’altra puntata dell’eterno psicodramma sulla riforma della giustizia. Dello spirito di condivisione auspicato da Giorgio Napoletano non c’è traccia visibile, così come la solidarietà delle Regioni per il dramma degli immigrati e delle località dove si concentrano sbarchi dal Nord Afroca e respingimenti da Oltralpe è talmente avara da essere ritenuta inaccettabile dal capo dello Stato. È il clima generale a rendere roventi anche questioni abbastanza ordinarie, come l’inversione di un ordine dei lavori. Alla Camera la maggioranza ha chiesto di accelerare l’iter del provvedimento sulla ragionevole durata del processo, che contiene la contestata norma sulla riduzione dei tempi di prescrizione per gli incensurati. D’altra parte il provvedimento che è stato "sorpassato" era la legge comunitaria, che conteneva l’inseverimento delle norme sulla responsabilità civile dei magistrati, che probabilmente avrebbe prodotto eguali tensioni e divisioni.Le forzature della maggioranza, che reagisce in modo un po’ muscolare all’ostruzionismo delle opposizioni, rappresentano ormai lo scenario consueto, che si colorisce di episodi sempre meno gradevoli, dagli insulti in aula al presidente della Camera Gianfranco Fini o forse a capogruppo del Pd Dario Franceschini da parte del ministro della Difesa Ignazio La Russa (seguiti dai chiarimenti di questi, ma probabilmente presto anche dalle sanzioni previste in simili casi) all’inaccettabile tentativo di "bloccare" gli ingressi di Montecitorio con finalità minatorie. La spirale innestata dalla reciproca delegittimazione permanente non si arresta e rischia di travolgere la già insidiata credibilità delle istituzioni su cui si fonda la democrazia.Come si può essere convincenti nel rivendicare la doverosa solidarietà europea sull’emergenza migratoria quando si nega la stessa solidarietà tra le diverse Regioni italiane? Come si può difendere il ruolo centrale del Parlamento e bloccarne il lavoro metodicamente con l’ostruzionismo e persino l’assedio, oppure rivendicare un comportamento responsabile delle opposizioni quando si tende a gestire il calendario legislativo in modo arrogante e autosufficiente?Alla maggioranza, se dimostra di essere comunque tale, spetta il diritto di portare al voto le riforme che intende realizzare, insieme al dovere di affrontare le situazioni di crisi, ma è evidente che questi compiti e queste responsabilità possono trovare una realizzazione efficace solo con il rispetto effettivo dei diritti e delle prerogative delle opposizioni e degli organismi di garanzia. Ora questo equilibrio necessario non esiste, si va vanti per strappi successivi e attraverso rotture sempre più laceranti.Le forze politiche sbagliano se pensano che l’esibizione della drammatizzazione dello scontro interno alle istituzioni produca consenso, l’effetto di galvanizzazione della parte più politicizzata che può dare questa fallace impressione ha come contropartita l’estensione dell’area di disinteresse e persino di ripulsa per la politica che assume dimensioni sempre più vaste e preoccupanti.Se si decidessero a guardare alla foresta e non all’albero, i responsabili politici dovrebbero cercare le vie per far rientrare nell’ambito della contrapposizione fisiologica quello che ora sta diventando uno scontro patologico, alla fine dannoso per tutti.
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