martedì 6 marzo 2018
Il sociologo dell'Università di Trieste: mai il Paese così spaccato, il Nord vuole soldi per le imprese, il Sud per i disoccupati
Il sociologo Paolo Feltrin

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Un Paese spaccato a metà. Come legge il trionfo bipolare della Lega al Nord e dei 5 Stelle al Sud?

Siamo di fronte alla cosa più strana, o almeno non facilmente comprensibile – spiega il sociologo Paolo Feltrin, dell’Università di Trieste –. Non c’è mai stata un’elezione dal 1861 in cui il voto si sia così territorialmente polarizzato tra Nord e Sud, con il Settentrione interamente in mano al centrodestra e il Meridione in mano al M5S. Guardare stamattina la cartina d’Italia comporta una sorpresa innegabile: le regioni rosse spariscono – portandosi appresso tanti stereotipi del passato – e compare chiaramente una frattura, una sorta di Rubicone politico. Il centrodestra si trova in testa persino in Emilia Romagna e, specularmente, appena scendi lungo lo Stivale, incontri l’egemonia pentastellata.

Il voto politico è condizionato dal territorio in cui viviamo? Sembrerebbe di sì. Prova ne sia che al Nord il M5S perde terreno rispetto al 2013. È come se la politica, intesa in senso tradizionale, non contasse.

E allora cosa conta? Parrà strano, ma contano i programmi. Intesi come ' issue', come risposte ai problemi dominanti nel Paese che magari non sono diversi, ma la popolazione dei diversi territori ritiene che debbano ricevere proposte diverse e, in base a tali risposte, assegna il proprio voto.

Quali sono le proposte che hanno deciso le elezioni? Non quella della sicurezza, per quanto se ne parli tanto, ma quella del lavoro: centrodestra e M5S hanno proposto soluzioni diverse, dalle quali il centrosinistra è stato stritolato. Il centrodestra ha conquistato il Nord proponendo di creare lavoro attraverso la ri- duzione delle tasse, mentre i 5 Stelle hanno proposto di risolvere il problema della disoccupazione al Sud con il reddito di cittadinanza. Sono due ricette opposte e finanziariamente alternative, ma non è questo il punto: il punto è che ciascuna di esse è risultata convincente in un’area territoriale. Nel Sud, in nome del reddito di cittadinanza, Di Maio ha drenato consensi. Al Nord, il centrodestra ha fatto lo stesso promettendo la flat tax.

Questo significa che il voto si è polarizzato in base a due ricette economiche alternative? Esatto. Il voto evidenzia un nesso intimo con le problematiche sociali: semplificando, il Nord chiede più soldi per chi lavora e il Sud più soldi per chi non lavora. Le due proposte sono letteralmente incompatibili, forse non stanno in piedi neanche da sole ma certamente un governo non può fare entrambe le cose, ridurre le tasse e dare il reddito di cittadinanza. Questo significa che Lega e M5S non potranno governare insieme, in quanto hanno raccolto i loro consensi promettendo soluzioni diverse al medesimo problema.

Che tipo di governo chiede un Paese che vota così? Un governo reciproco a quello che si è visto nel 2013, quando, in assenza di una maggioranza politica, fu chiesto al centrodestra un atto di responsabilità, che fu dato. Ora tocca al centrosinistra appoggiare un governo che in economia porterà una ricetta espansiva.

Questo esito potrebbe sacrificare le aspettative del Sud? Possibile. Anche perché noto che vi è un deficit di conoscenza di cosa stia ribollendo nella società meridionale: questa legge elettorale è stata fatta per favorire il voto del notabilato politico e i partiti tradizionali. Chi l’ha scritta non aveva il polso del Mezzogiorno.


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