giovedì 1 giugno 2023
Là dove apparve il principe degli angeli: “Non è compito vostro consacrare la Basilica da me costruita. Io che l’ho fondata, io stesso l’ho consacrata”
La casa dell'arcangelo Michele, la Basilica a Monte Sant'Angelo

Bisogna sfiorare le pareti. Chiudere gli occhi e ‘ascoltare’. E si può capire perché “in questa grotta la presenza di Michele ha toccato molti cuori”, racconta padre Ladislao Suchy, rettore del santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo (provincia di Foggia). Perché, in questa grotta, “molte battaglie contro il male sono state vinte”. E perché “Michele è da sempre pronto a proteggere chi vuole iniziare un cammino di libertà”.

Viene considerato il principe degli angeli e lo venerano tutte le Chiese con il culto dei santi. Il suo nome deriva da Mi-ka-El (“Chi è come Dio?”) e nell’Antico Testamento viene indicato come il difensore del popolo ebraico e capo supremo dell’esercito celeste che difende deboli e perseguitati.

Nel Nuovo Testamento, l’arcangelo Michele vince l’ultima battaglia contro il demonio: Scoppiò quindi una guerra nel cielo - si legge nel capitolo 12 del libro dell’Apocalisse -. Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Colui che chiamiamo diavolo e satana fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi”.

Sul Gargano, nei secoli, Michele sarebbe apparso quattro volte. La terza, nell’anno 493, quando il vescovo di Siponto, Lorenzo Maiorano, decise di consacrare la grotta che è l’attuale santuario. Ma gli apparve l’arcangelo, dicendogli che non è compito vostro consacrare la Basilica da me costruita. Io che l’ho fondata, io stesso l’ho consacrata”.

Molti papi sono arrivati in pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo. “A questo luogo – disse il 24 maggio 1987 san Giovanni Paolo II, visitando il Santuario - sono venuto anch'io per godere un istante dell'atmosfera propria di questo Santuario, di silenzio, di preghiera e di penitenza”. E “per venerare ed invocare l'arcangelo Michele, perché protegga e difenda la Santa Chiesa, in un momento in cui è difficile rendere un'autentica testimonianza cristiana senza compromessi e senza accomodamenti”.

L’immensa caverna calcarea probabilmente fu luogo di culto già in età greca e romana. L’origine del Santuario – si legge sul sito internet del Santuario stesso - “si colloca tra la fine del V e l’inizio del VI secolo quando l’iniziativa del vescovo Maiorano fu accompagnata da fatti miracolosi che diedero origine al culto dell’Arcangelo Michele sul promontorio pugliese”. Nel XVII secolo la città di Monte Sant’Angelo “diviene il centro più importante del Gargano” e il Santuario “registra un numero sempre maggiore di presenze da parte di fedeli e devoti di ogni estrazione sociale”.

Comunemente indicata come “Celeste Basilica” (cioè appunto non consacrata dagli uomini, ma dallo stesso arcangelo), con decreto della Chiesa è concesso “per sempre” il perdono evangelico ai visitatori confessati e comunicati.

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